Roberto Gagliano Candela, tossicologo dell´università di Bari, consulente delle Procure di almeno metà dell’Italia. Il professore veva comprato il tonno come prodotto freschissimo, in una pescheria della sua città. Quando però, per caso, ha spento la luce nella sua cucina, il tonno nel piatto è diventato fluorescente. L´effetto era dovuto a un additivo che viene utilizzato per sbiancare il pesce e renderlo brillante. Il principio è lo stesso utilizzato per i detersivi delle camice, quelli che restituiscono brillantezza ai colori: si è scoperto così, che evidentemente c´è qualcuno che li usa impropriamente anche per gli alimenti che portiamo sulle nostre tavole. Il professore non è riuscito ad analizzare il campione perché nel frattempo il tonno era marcito. Ma la vicenda è soltanto una delle tante, e più significative, che negli ultimi tempi sono arrivate sulle scrivanie del servizio di prevenzione della Asl e dei carabinieri del Nucleo anti sofisticazione. I Nas hanno in piedi un´indagine molto particolare su alcuni centri di ingrosso del pesce di provincia che utilizzano il “cafodos”. Si tratta di un additivo, vietato in Italia, che serve proprio a sbiancare il pesce per dargli apparente freschezza…mentre all´interno la carne marcisce. Erano state trattate con il cafodos, per esempio, le alici vendute su una bancarella del mercato di via Montegrappa, sempre nel barese, che mandarono in ospedale circa venti persone qualche mese fa. Nei giorni scorsi i carabinieri hanno provveduto al sequestro di 400 litri di cafodos, contenuto in bottiglie da 25, arrivato dalla Spagna. Il sequestro è avvenuto a Trani, cittadina pugliese, in un magazzino dove transitava il pesce di alcune cooperative locali. Il cafodos, quindi, con molta probabilità viene usato direttamente sulle barche prima ancora che il pesce arrivi nel porto. Non è un caso. La sostanza, infatti, poco dopo l´utilizzo diventa irrintracciabile alle analisi chimiche. L´unica maniera per scoprirlo è sequestrarlo durante o subito dopo l´utilizzo. Il cafodos di per sé non è molto tossico, ma può provocare danni di un certo rilievo a chi mangia il pesce trattato. Il pesce, ed in particolare alcune specie come il pesce azzurro o il tonno, rilascia istamina in quantità sempre maggiori con il tempo. Mangiando quindi pesce vecchio si ingeriscono alte quantità di istamina che possono provocare un avvelenamento acuto, stando a quanto asserito dal professor Alberto Mantovani, tossicologo del dipartimento di Sanità alimentare e animale dell´Istituto superiore di sanità. I rischi sono quelli di un´allergia violenta o di problemi più gravi per un certo tipo di pazienti, come per esempio i cardiopatici. (Fonte CertineWs)