rischio concreto è che l’inquinamento si estenda agli altri paesi dove il Danubio scorre, dalla Serbia fin giù alla Romania e al Mar Nero. Secondo notizie fornite da un responsabile del servizio magiaro delle acque, i letali fanghi tossici, che si erano riversati nei giorni scorsi nel piccolo fiume Mercal e poi nella Raba, sono finiti nel Danubio. I controlli sulla qualità delle acque registrano infatti un tasso di alcalinità oltre il 9 per cento, quindi ben superiore a quello normale che secondo gli scienziati citati dalle agenzie di stampa è tra il 6 e l’8 per cento. Responsabili della protezione civile hanno minimizzato e ridimensionato l’allarme: secondo loro il fango rosso avrebbe raggiunto le acque della Raba ma non ancora quelle del Danubio. Il servizio delle acque smentisce questo ottimismo, ma le autorità insistono: il Raba è inquinato, il Danubio no, o quantomeno non ancora. Testimoni oculari citati dalla France Presse dicono di aver visto molti pesci morti, uccisi dal veleno, venire a galla nelle acque del Raba, ma non nel Danubio. Il fango rosso comunque sta creando la più grave catastrofe ecologica in Europa da diversi decenni: per sciagure di queste dimensioni o di gravità superiore bisogna probabilmente risalire a Seveso e a Cernobyl. Il disastro è cominciato lunedì scorso, quando un argine di contenimento di un grande bacino-deposito di fango rosso (una scoria derivata dalla produzione di alluminio) nella città occidentale di Ajka ha ceduto, e 1,1 milioni di tonnellate di sostanze tossiche sono uscite dal bacino con la violenza di un’onda di tempesta. La marea di fango ha investito almeno sette villaggi presso Ajka. Kolontar e Devecser sono stati i più colpiti. I morti sono stati quattro, tra cui due bambini. Tre persone sono ancora disperse e per loro praticamente non c’è più speranza, 120 sono ricoveratye in ospedale. Alcune di loro versano ingravi condizioni. (Fonte CertineWs)