E’ quanto emerge dal ”Rapporto annuale sulla situazione del Paese nel 2010” diffuso oggi dall’Istat. L’istituto di statistica, in un focus del rappoto, riporta due classificazioni ”scelte in base all’accreditamento internazionale e alla ricchezza di indicatori che vengono forniti in aggiunta al rating sintetico”: l’Academic Ranking of World Universities (Arwu) della Shangai Hiao Tong University in Cina che adotta criteri legati alla performance nella ricerca e il Qs World University Rankings (Wur) del Times Higher Education: un indicatore sintetico dell’attrattivita’ delle universita’.
Secondo l’Arwu 2010 l’Europa risulta avere il maggior numero di universita’ tra le prime 500, ma il risultato cambia quando si restringe il cerchio alle prime 200: in questo caso prevalgono largamente le universita’ americane e se si considerano le prime 100, il divario tra l’America e l’Europa si amplia ulteriolmente (58 contro 33%). Infine, se si guarda alle prime 20 universita’ del mondo, l’85% sono americane e solo il 10% europee. Tra le prime 100, 75 sono distribuite fra quattro paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Giappone e Germania. Per vedere apparire l’Italia bisogna allargare la classifica alle prime 200, dove figura con il 2%, dietro la Francia (3,5%) e la Garmania (7%).
Passando all’indicatore Qs Wue, il 67% delle migliori universita’ e’ distribuito negli Stati Uniti e nel Regno Unito, la Germania e la Francia hanno ciascuna tre universita’ tra le prime 100 nel mondo mentre l’Italia non appare per nulla. Per vedere comparire gli atenei del Belpaese bisogna allargare il ranking alle 300 migliori posizioni, dove l’Italia e’ presente con cinque universita’, ma dopo la Francia, con 13, e la Germania, con 22. (fonte CertineWs)