Stando ai numeri relativi al 2010 il Bel Paese in questo ambito continua così «a detenere un vero e proprio primato europeo». Questo il profilo sull’attività estrattiva, a livello nazionale ma anche regionale, tracciato dal rapporto Cave 2011 di Legambiente, presentato questa mattina a Roma. Subito, il responsabile dell’urbanistica dell’associazione ambientalista, Edoardo Zanchini, ha ricordato che «9 regioni sono ancora senza piani sulle cave (tra queste Veneto, Abruzzo, Campania, Friuli Venezia-Giulia e Piemonte) e che in Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata si estrae gratuitamente (la media è del 4% del prezzo di vendita)». Soltanto nel 2010 – prosegue il dossier – dalle «5.736 cave attive sono stati estratti quasi 90 milioni di metri cubi di inerti di cui circa la metà (43 milioni di metri cubi) in Lombardia, Lazio e Piemonte». Per Legambiente si tratta di «una ferita al paesaggio» che riguarda 2.240 amministrazioni comunali. Inoltre, alle quasi 6.000 attive, vanno aggiunte più di 13.000 cave dismesse nelle regioni in cui esiste un monitoraggio. Un numero che giunge «facilmente a 15.000» sommando quelle abbandonate di Calabria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia. Per Legambiente – che ricorda come in Italia «le regole per l’attività estrattiva siano dettata da un Regio decreto del 1927» – servono «regole per fermare la svendita del territorio e canoni adeguati» oltre che puntare, «come in Europa, sul riciclo degli inerti» (al 10% in Italia, 86,3% in Germania, 90% in Olanda). (fonte CertineWs)