Le fiamme gialle hanno messo le mani su un ‘meccanismò che ruotava attorno ad aziende a tutti gli effetti produttrici di prodotti biologici ma che, grazie alla compiacenza di funzionari e dipendenti di organismi deputati a certificare come biologica la produzione e la provenienza dei prodotti agricoli, non avevano remore a trasformare frumento, farine, frutta fresca e altro coltivati normalmente o destinati ad altro tipo di alimentazione in «autentico biologico». Il tutto, con guadagni che quadruplicavano. L’operazione, denominata ‘Gatto con gli stivalì, coordinata dalla procura della Repubblica di Verona – Pm Maria Beatrice Zanotti e Maria Federica Ormanni – ha portato al sequestro materiale di 2.500 tonnellate di prodotti agro-alimentari, ma sulla carta è stato ricostruito un giro di immissione sui mercati in questi anni di 7 milioni di quintali, pari a un valore di oltre 220 milioni di euro. Il mercato del biologico in Italia, secondo una stima fornita dagli investigatori, ha un giro d’affari annuo di tre miliardi di euro e in Europa di 17 miliardi. Secondo la Coldiretti, un italiano su 2 compra bio. In carcere sono finiti: Luigi Marinucci, 63 anni, di Angiari (Verona), legale rappresentante della Sunny Land Spa e della SocietàAgricola Marinucci; Davide Scapini, 43, di Sona (Verona), socio al 49% e direttore commerciale della Sunny Land oltre che rappresentante di altre aziende; Angela Nazaria Siena, 39, di San Severo (Foggia), rappresentante della Bioecoitalia srl e di altre aziende nel settore agricolo-cereale; Andrea Grassi, 45, di Argenta (Ferrara), consulente e rappresentante di aziende agricole; Michele Grossi, 36, di Fano (Pesaro-Urbino), direttore regionale Marche dell’Organismo di Certificazione e controllo di suolo e salute. E poi, Stefano Spadini, 46, genovese, residente a Monte Cerignone (Pesaro-Urbino), consulente della Direzione Regionale Marche di Suolo e salute. Caterina Albiero, 47, di Salizzole (Verona), socio accomandatario della Bioagri sas e rappresentante legale de «La Spiga srl». Altre sei persone risultano indagate a piede libero e perquisizioni sono state fatte in queste ore in case e aziende in provincia di Verona, Padova, Rovigo, Bergamo, Bologna, Macerata e Foggia. Complessivamente, le indagini hanno riguardato una quarantina di imprese, tutte operanti nel settore della produzione e commercializzazione di cereali e frutta fresca. in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Puglia e Sardegna. Il meccanismo della frode, particolarmente complesso, prevedeva di fatto acquisti di merce in Italia e in Romania – qui grazie a una società creata ad hoc -, la ‘trasformazionè attraverso falsa documentazione in prodotto «biologico» e la vendita dello stesso, con relativo valore moltiplicato dalla ‘specificita«, oltre che in Italia, in Olanda, Germania, Spagna, Francia, Belgio, Ungheria, Austria e Svizzera. Da accertare se all’estero c’erano ‘complicì. I falsi prodotti biologici alla fine sono finiti a grossisti dell’industria agro-alimentare, ma sul piano della salute fortunatamente non sono stati trovati motivi per ipotizzare il danno alimentare. (Fonte CertineWs)