L’unione delle due impostazioni consente di pianificare un buon audit non perdendo l’importante se non critico fattore umano. I tempi occorrenti per una buona indagine sono elevati. Non a caso infatti al concetto di energia si associa spesso il concetto di sicurezza. Occorre capitalizzare l’esperienza di sistema per usarla velocemente poiché questa deve fare da base per una analisi tecnicamente più impegnativa. Pianificare bene tutti questi aspetti prima dell’indagine significa preparare una griglia aderente al complesso discorso energetico.
In riferimento ai dati di consumo, se non ci sono dati storici localmente chiedere al personale quali sono le aree più energivore cioè che consumano di più, potrebbe condurre a percorsi di indagine pesati dagli impegni che non necessariamente sono già finalizzati ad una corretta o ottimale gestione energetica. Tuttavia questo è un dato che non mi sentirei di non ascoltare con attenzione. Occorre dare priorità alle macchine il cui consumo specifico è più elevato per poi passare alle macchine il cui consumo complessivo ad esempio nel tempo è in assoluto, più elevato. Gli obiettivi strategici di risparmio (TARGET) o quelli di eliminazione alla fonte delle cause effettive o potenziali di spreco possono essere o meno già definiti e corretti. Si pensi alla nuova cultura per la sicurezza energetica che comprende i concetti di risparmio e di efficienza piuttosto che a quelli di volume e consumo, si rischierebbe di pianificare indagini non ben calibrate ai più moderni obiettivi di sistema. Qualora il “ket” di dati sia disponibile occorre prenderne visione ma al contempo non credere che sia “oro colato” per costruirvi strategie o programmi a lungo termine, un “bra” di dati opposti sarà sempre oggetto di discussione anche in sede di miglioramento a patto che il vincolo di bilancio e competenza, precisione e completezza sia conservato.
Esplorare le registrazioni di monitoraggio dei consumi energetici, valutando la prioritizzazione assegnata agli interventi di controllo e se tutto ciò ha generato come dovrebbe raccomandazoni dirette o indirette sulla prevenzione degli sprechi o nuovi target di consumo, significa associare all’idea di analisi del rischio lo strumento della prevenzione e protezione dallo spreco.
Quando un sistema è complesso una strategia può essere quella di suddividere il problema in micro o nano processi elementari senza perdere però la visione di insieme. Predisporre attività di monitoraggio e controllo continuo dei consumi suddivisi per componenti si contrappone da un lato ad attività il sui valore aggiunto tarda a vedersi e dall’altro l’utilizzo di sistemi elettronici centralizzati produce la diluizione dell’informazione. Solo dove i bisogni sono un dato critico di progetto ha senso implementare complessi e costosi sistemi di monitoraggio e non solo ma di allarme, controllo e reazione delle fluttuazioni del vettore energetico.Occorre in ogni caso costruire una cultura del consumo che usa il sistema ma focalizza sui risultati, spostando il baricentro su qualifiche, competenza, consapevolezza e valore della risorsa umana. Quanto questo impegno ed attenzioni si riflettono sulle strategie politico-finanziarie dell’organizzazione è un chiaro indicatore da esplorare ad ogni livello. L’indagine come detto all’inizio resta di sistema ma integra elementi ispettivi, speculativi e deduttivi in forma numerica cioè di performance e di intensità energetica dei prodotti. Una strategia di indagine che parte dalle cose semplici spesso assai energivore, la visione di dettaglio e di insieme integrata da una capacità di conduzione efficiente una strategia che è essa stessa energeticamente ottimizzata (massimizzata o minimizzata?) per un’ Energy intelligence applicata molto più che pensata.