«Le grandi navi, quelle passeggeri così come le altre, hanno due assicurazioni», spiega all’ANSA uno dei massimi esperti in Italia del settore, che chiede di non essere citato per «ragioni di opportunità». «La prima – prosegue – è la cosiddetta assicurazione corpi, quella cioè che copre i danni alla nave. La seconda, invece, riguarda le responsabilità nei confronti di terzi per i danni derivanti da collisione, inquinamento, morte o infortuni». Il Gruppo Carnival, di cui fa parte Costa Crociere, si affida in entrambi i casi all’americana Aon Corporation, leader mondiale nel brokeraggio assicurativo con uffici in 120 Paesi e 59mila dipendenti. Un nome reso famoso dall’accostamento al glorioso Manchester United, squadra della Premier League inglese di cui è sponsor. Ma mentre nel caso della cosiddetta ‘assicurazione corpì le cifre sono chiare, per quanto riguarda la copertura delle responsabilità i calcoli si complicano. E non di poco. «La nave è assicurata – spiega l’esperto – per 400 milioni di dollari», una misura di grandezza vicina all’investimento sostenuto sette anni fa da Costa Crociere per la sua costruzione, con un premio pagato dall’armatore di circa 500mila euro l’anno. Sono invece tutte da quantificare le cifre relative ai risarcimenti, che ricadranno su diverse società di assicurazione e riassicurazione. Tra queste Generali, Rsa insurance, Xl Group e Lloyd’s. «Coprire questo tipo di rischi – ha fatto sapere Assicurazioni Generali – fa parte della nostra attività. Peraltro, una prudente politica di riassicurazione limiterà l’impatto netto dello specifico sinistro, per il nostro gruppo, ad un livello contenuto». Soltanto alle compagnie assicurative tedesche il ‘Titanic italianò costerà, per Hannover Rueck, 10 milioni di euro. Una stima per difetto, che «si moltiplicherebbe all’infinito in caso di perdita di carburante e conseguente danno ambientale» e che deve essere ripartita con le assicurazioni degli altri Paesi, dall’Inghilterra al Giappone, perchè «in casi di questo genere – spiega ancora l’esperto di assicurazioni marittime – il rischio è sempre suddiviso fra più di una compagnia». «Un modo – osserva – per mettere le assicurazioni al riparo da qualunque rischio nel caso di catastrofi di questo genere». Le regole da seguire, chiunque pagherà i danni, saranno comunque quelle italiane, sia perchè l’incidente si è verificato in acque nostrane, sia perchè la nave batte bandiera tricolore. «Non c’è dubbio – conclude l’esperto, una carriera nel ramo delle assicurazioni marittime iniziata nel lontano 1956 – che il danno maggiore sarà d’immagine e, purtroppo, a pagarlo saranno l’Italia e il Made in Italy». Un colpo per il quale «non c’è assicurazione che tenga». (Fonte CertineWs)