E i racconti sono stati fondamentali, perch‚ hanno consentito di circoscrivere le aree di ricerca. Ben sei erano i ‘target’ individuati sul ponte quattro e dunque, dopo aver allestito il cantiere per consentire ai palombari di immergersi, oggi si è deciso di cominciare proprio da lì. Ed è stata una scelta che ha premiato chi da oltre un mese lavora solo per questo. Quelli che hanno trovato Dayana e gli altri non avrebbero mai voluto vedere quel che hanno visto, questa Š la verità che ti raccontano quando a sera tornano a terra, con una faccia che vale più di mille parole. Ma sanno che aver fatto il loro lavoro fino in fondo sarà l’unica consolazione per un padre, una madre, un fratello che da 50 giorni aspettano notizie sperando ormai solo di avere almeno un corpo su cui piangere: e questo basta a farli andare avanti. Ma laggiù hanno visto l’orrore. Dayana, il papà William Arlotti e la compagna di quest’ultimo Michela Maroncelli, ad esempio, non ci dovevano essere nel punto dove hanno trovato la piccola e il papà: quando è stato dato l’ordine di evacuare la nave si sono diretti al loro punto di riunione, sempre sul ponte 4, ma a prua della nave. Lì però qualcosa non è andato per il verso giusto: una lunga attesa e poi, quando è arrivato il loro turno di salire sulle scialuppe, la nave aveva ormai raggiunto una tale inclinazione che non è stato possibile mandare giù l’imbarcazione. E questo ha segnato il destino della piccola e di suo padre. Arrivati a poppa, infatti, i tre si sono messi in coda insieme alle altre centinaia di persone, in attesa di fuggire da quell’incubo. Poi un nuovo scossone della Concordia, la fuga verso la parte di sinistra della nave, quella meno inclinata, Dayana che scivola, il papà che la segue. Michela ha raccontato di averli sentiti gridare per 20 minuti e di aver lasciato il ponte solo quando altre persone le hanno detto di aver visto la piccola e il papà in salvo. Purtroppo non era vero. E l’acqua li ha inghiottiti. Quando sono scesi, i vigili del fuoco, li hanno trovati quasi subito: Dayana e altre tre vittime – un uomo, forse suo padre ma solo il Dna potrà dirlo con certezza, una donna e una persona di cui non è stato possibile neanche individuare il sesso – erano una vicina all’altra, in uno spazio di non più di 50 centimetri, sulle scale tra il ponte tre e il ponte quattro. Delicatamente, i corpi sono stati messi in sicurezza e portati fuori dalla nave; poi a Grosseto con un elicottero. Gli altri quattro li hanno individuati qualche ora dopo: erano nella tromba dell’ascensore tra il ponte 4 e il ponte 5, trascinati dall’acqua fin la dentro. Anche loro con il giubbotto salvagente indosso, come gli altri quattro. Resteranno nel buio e nel silenzio della nave anche stanotte: il peggioramento delle condizioni del mare non hanno consentito ai sub di portare fuori i corpi. Con Dayana e gli altri sette, il numero delle vittime del naufragio sale a 25. Ma all’appello mancano ancora 7 persone: nei prossimi giorni si capir… se la pancia della Concordia restituirà anche loro, finiti chissà dove laggiù, nel buio e nel silenzio. (Fonte CertineWs)