o ancora per una visione politica che ha potuto solo in parte arginare il gravoso fenomeno della disoccupazione con l’illusione di un lavoro promettente. Ebbene tutto questo è stato soprattutto fenomeno popolare ancor più che culturale e si sono aperte le porte delle imprese Italiane a tanti forse troppi operatori e consulenti del settore. Quante e di che tenore sono state allora le speculazioni del recente passato? Soprattutto in quale direzione vanno i bisogni veri degli imprenditori in quest’ambito? Qual è la domanda persistente alla quale non è stata data ancora esauriente risposta e dove resta da esprimere tutto quel potenziale che le nostre imprese si meritano? L’imprenditore ha chiaro il bisogno di toccare con mano il risultato cioè gli effetti, i numeri del miglioramento della qualità. Gli imprenditori in primis è vero, poi gli organismi di certificazione e la maggior parte dei consulenti non hanno saputo, voluto o potuto fornire adeguate risposte. Il fenomeno popolare della qualità ha insomma penosamente fallito. Ancora oggi è più viva che mai la necessità invece di avere un “plus”, cioè il vantaggio di business per la piccola e media impresa in Italia. La sana costituzione familiare-educativa e professionale, la visione per il futuro ci consente di dare questa risposta sia agli operatori che agli imprenditori tutti della qualità. Questo è il nostro lavoro. Si apre così la fase più interessante cioè fare consulenza per il risultato, certificazione per il collegamento e raccogliere insieme come i veri operatori del cambiamento, gli attesi risultati del nostro lavoro. Piuttosto che fenomeno popolare o per essere diplomaticamente corretti “culturale”, questo comparto dei servizi alle imprese si trasforma in ingegneria di sistema, strumento efficace per fare profitto, risparmio, ricerca e sviluppo e strumento effettivo a supporto del “vero” e del “migliore” Made in Italy.