Ma questo termine –come sappiamo- cela molto di più. Ne sono ben consapevoli i membri della Commissione tecnica Imballaggi dell’UNI che in questi anni si sono occupati di definire le caratteristiche e i requisiti sia degli imballaggi primari (quelli che vengono direttamente a contatto con il prodotto) sia di quelli secondari (i pallet ad esempio), degli imballaggi di carta, di vetro, di metallo e di plastica. Sempre tenendo ben presenti le forti implicazioni di carattere ambientale e di sicurezza che questi prodotti presentano. Per fare il punto sull’evoluzione della normativa tecnica sugli imballaggi, la Commissione UNI si è riunita il 25 settembre scorso a Milano procedendo per prima cosa alla riconferma del presidente in carica, Marco Sachet, direttore dell’Istituto Italiano Imballaggio. “Con un fatturato di circa 28,6 miliardi di Euro -ha dichiarato Sachet- l’Italia copre il 6% della produzione mondiale, collocandosi tra i dieci paesi maggiori produttori di packaging. Questo dato fa capire che il nostro Paese è una realtà importante nel settore degli imballaggi. Si tratta di un mondo composito, di un insieme di tanti settori i cui operatori hanno la necessità di avere dei riferimenti certi, dei documenti normativi ai quali poter accedere e che possano rappresentare un reale vantaggio”. Dopo la riconferma di Sachet, la Commissione UNI ha analizzato il proprio programma di lavoro: conclusa l’attività di alcuni gruppi esistenti, come quello sulle prove, sugli imballaggi di carta, sugli imballaggi di metallo e sulle buone pratiche di lavorazione, la Commissione ha deciso di far partire lo studio di una nuova norma nel settore degli imballaggi stampati destinati a venire a contatto con i prodotti alimentari, al fine della valutazione del rischio di “set off”. Si tratta in pratica di determinare un metodo per valutare che un imballaggio stampato non presenti il rischio – nel corso dei vari processi di produzione, stoccaggio, trasporto ecc. – di trasferire inchiostri o sostanze nocive presenti nella stampa al lato dell’imballaggio che viene a contatto con l’alimento. Pensiamo ad esempio alle coppette di carta stampata che vengono utilizzate per i gelati e che vengono impilate l’una sull’altra nelle fasi di stoccaggio e di trasporto. Ecco che in questo caso si rende necessaria una valutazione del rischio di “set off” per verificare che i residui di inchiostro non trasmigrino nel lato interno della coppetta dove verrà inserito il gelato. Per l’elaborazione di questa norma la Commissione ha deciso di proporre l’attivazione di un nuovo gruppo di lavoro ad hoc al quale verrà dato il titolo di “Buone pratiche di lavorazione – Valutazione rischio set off”, che opererà con il coinvolgimento della sottocommissione “Condizionamento alimentare” operante in seno alla Commissione Agroalimentare dell’UNI. Prosegue sempre con grande impulso l’attività del gruppo di lavoro “Imballaggio e ambiente” coordinato da Eliana Farotto di COMIECO (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) che segue sia i lavori normativi europei che internazionali. “In questo momento -ha dichiarato Eliana Farotto –stiamo partecipando attivamente alla redazione delle norme ISO nel settore ‘imballaggio-ambiente’, norme che hanno recepito (con qualche leggera modifica) quanto già esistente a livello europeo. Infatti l’ Europa –con la direttiva Packaging – vanta a livello mondiale la legislazione più severa per quanto riguarda le caratteristiche ambientali degli imballaggi”. Riduzione delle quantità (volume e peso) dei materiali impiegati, riutilizzo, ove possibile, di alcuni imballaggi dopo opportuna sterilizzazione, riciclaggio, recupero dell’energia: sono questi –come è noto – i must della direttiva europea sulla sostenibilità degli imballaggi (94/62/CE). “Le norme tecniche europee, sviluppate proprio per rispondere ai requisiti della direttiva UE – ha spiegato la Farotto – stabiliscono che un imballaggio per essere immesso sul mercato debba avere delle precise caratteristiche di riciclabilità o di biodegradabilità o di recupero come energia termica, per cui senza queste caratteristiche l’imballaggio non può essere utilizzato. La globalizzazione dei mercati ha spinto anche il mondo americano e asiatico a chiedere analoghi requisiti ambientali per tutti gli imballaggi delle merci che circolano sui loro territori. Quindi, come dicevo, lo stesso pacchetto di norme europee è stato ripreso, modificato e approvato anche a livello ISO e vedrà la pubblicazione già nei prossimi mesi. Inoltre in sede internazionale si vorrebbe sviluppare una nuova norma per definire simboli, pittogrammi o marcature che possano essere riconosciute in maniera univoca a livello mondiale e che servano a identificare con chiarezza le caratteristiche ambientali degli imballaggi, indipendentemente dal tipo di materiale”. A livello europeo gli esperti della Commissione Imballaggi partecipano alle attività del comitato tecnico CEN/TC 261 “Packaging” che è al lavoro per stabilire la terminologia, le prove, le dimensioni, le prestazioni e requisiti di tutte le tipologie di imballaggio al fine di garantirne la funzionalità, la resistenza, la sicurezza e l’innocuità. Gli esperti nazionali sono inoltre presenti ai tavoli di lavoro del comitato CEN/TC 51 sui pallet e del CEN/TC 52 sui contenitori metallici. Ecco che –come si vede- la normativa europea spazia a 360 gradi: se da una parte è stata pubblicata la specifica tecnica UNI CEN/TS 15945 “Imballaggi – Facilità di apertura – Criteri e metodi di prova per valutare l’imballaggio per consumatori” che fornisce, per tutti i consumatori adulti, i criteri e i metodi per valutare la facilità di apertura degli imballaggi, dall’altra ci si è anche assicurati di proteggere i più piccoli pubblicando alcune norme che riguardano, ad esempio, i metodi di prova per verificare la resistenza degli imballaggi all’apertura da parte dei bambini. Le norme più recenti riguardano poi gli imballaggi in PET, gli imballaggi di vetro e i pallet per la movimentazione di materiali. Va senz’altro ricordato quella che è forse la norma più famosa della Commissione, la UNI EN 13432, che stabilisce i requisiti per imballaggi recuperabili mediante compostaggio e biodegradazione, cioè le caratteristiche che un materiale deve possedere per essere definito biodegradabile o compostabile. A livello nazionale questa norma è stata recepita dalla Legge finanziaria 2007 (comma 1130) che dal 1 gennaio 2011 ha fatto scattare il divieto a produrre e commercializzare sacchetti per la spesa realizzati in materiali non biodegradabili. “Mi sembra che sia stata una riunione costruttiva -ha commentato il presidente Sachet -, abbiamo utilizzato il tempo a disposizione in modo efficace, abbiamo preso delle decisioni importanti, tra cui quella di avviare il processo di una nuova norma tecnica nazionale (quella sulla valutazione del rischio set off n.d.r.) che servirà a garantire non solo la sicurezza degli imballaggi per alimenti ma anche, ovviamente, la sicurezza dei consumatori”. La Commissione si riunirà nuovamente nel gennaio 2013. (Fonte CertineWs)