In Francia e in alcuni stati americani è già valida, in Italia ha provato a proporla il governo Monti ma senza molto successo; parliamo della controversa “legge sulle bollicine“, il balzello che prevede un aggravio dei costi delle bibite gassate come strumento contro l’obesità e il cosiddetto “cibo spazzatura” e per favorire un regime alimentare più sano, soprattutto per i giovani. Adesso anche il Messico, dove il diabete è una delle malattie più diffuse e tra le principali cause di morte nella popolazione, si sta orientando su questa scelta scatenando l’ira di aziende produttrici di bibite con le bollicine, tra cui la stessa Coca-Cola.
Nel tentativo di fermare l’epidemia, tra le altre misure, il governo ha puntato gli occhi sulle bevande gassate. Nell’ambito di una manovra economica, la Camera ha deciso di varare quella che viene già chiamata la “tassa Coca-Cola”: per ogni litro di questa e altre bibite lo Stato incasserà un peso in più (circa 5 centesimi di euro). La proposta passa ora al vaglio del Senato e dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio 2014. Secondo le statistiche, i messicani consumano refrescos per una media di 163 litri a testa in un anno. “Nella dieta base di un messicano, attorno alle 3000 calorie al giorno, le bibite rappresentano appena il 5%” dice il leader dell’associazione Jorge Romo. “Se anche diminuissero i consumi, gli effetti sull’obesità sarebbero irrisori”. Romo porta l’esempio della Danimarca, che anni fa prese una decisione analoga per poi fare marcia indietro. Secondo i conti del Governo, l’obesità in Messico costa oltre l’1% del Pil in spesa sanitaria. Il 10% della popolazione soffre di diabete, malattia spesso legata all’obesità e responsabile del 13% delle morti.
CertineWs/MGD