I primi cinque mesi dall’entrata in vigore del CETA hanno fatto registrare un aumento globale dell’export italiano verso il Canada

Gli effetti positivi dell’Accordo CETA sono stati riportati dall’Avvocato Paolo Quattrocchi, Direttore del Centro Studi Italia-Canada, nel corso di un modulo di approfondimento, all’interno del Master “Food Law” della LUISS School of Law

I primi cinque mesi dall’entrata in vigore del CETA hanno fatto registrare un aumento dell’export italiano verso il Canada in misura pari al +11.% e in particolare nel settore agroalimentare con una crescita del +14% che rende l’Italia il primo esportatore europeo verso il Canada nello specifico settore.” Così l’Avvocato Paolo Quattrocchi, Direttore del Centro Studi Italia-Canada, durante il suo intervento al modulo di approfondimento, all’interno del Master “Food Law”, alla LUISS School of Law, che si è tenuto oggi presso l’Aula Nocco della Facoltà Universitaria.

D’altro canto – ha proseguito Quattrocchi – il Canada, dall’entrata in vigore del CETA, pur avendo tratto vantaggio, facendo registrare una importante crescita dell’export verso l’Italia del 24%, registra il crollo delle esportazioni di grano verso il nostro paese, tradizionalmente il primo acquirente di grano canadese. Nei prossimi mesi sarà possibile verificare se, come probabile e auspicabile, gli effetti positivi già registrati verranno confermati. Del resto il tradizionale legame che unisce l’Europa, e in particolare l’Italia, con il Canada non potrà tradire le aspettative. La quasi totale abolizione dei dazi doganali, già in essere, e le altre misure che incidono sul settore, non solo agro-alimentare, ma anche pharma, certificazioni di prodotto (con benefici in special modo per i macchinari industriali), appalti pubblici (sui tre livelli: federale, provinciale e metropolitano), tutto lascia prevedere un incremento dei traffici, peraltro già avvertito anche dat grandi player della logistica che, come Maersk si stanno preparando al previsto aumento dei flussi, hic et hinde.

Una menzione a parte meritano le denominazioni di origine che pure stanno traendo vantaggio dal CETA: prodotti di alta qualità italiani, che prima non potevano entrare sul mercato canadese, oggi possono essere sugli scaffali canadesi con le proprie denominazioni, finalmente tutelate anche rispetto a chi, in in passato aveva, forse con una certa disinvoltura utilizzato denominazioni che richiamavano il ben più qualificato prodotto made in Italy.

Tutto comunque va inquadrato in un contesto storico e di relazioni commerciali che non lasciava intravedere particolari rischi sulla riuscita. Certo in Italia non tutti sono contenti dal momento che sono solamente 41 le denominazioni di origine italiane che il Canada ha riconosciuto; poche, in termini numerici, rispetto alle molte riconosciute in Europa (143 IGs), ma “di peso” se così si può dire dal momento che queste 41 IG rappresentano il 90 % del valore economico delle IG. Peraltro il CETA é un accordo aperto che prevede la costituzione di commissioni miste (già in corso di formazione), una per ogni settore di intervento del CETA, il cui compito é proprio quello di raccogliere le istanze, monitorare e se del caso implementare l’Accordo. Si tratta, quello dell’inserimento di nuove IG, di meccanismi invero complessi per la cui proficua utilizzazione é necessaria attenzione lungimiranza. L’auspicio é che la fase di esecuzione già in atto, in attesa della ratifica, che non necessariamente deve avvenire in poco tempo, sia vissuta dalle parti e, per quello che ci riguarda, dall’Italia, in modo intelligente, operando, in altre parole, affinché eventuali insoddisfazioni vengano superate, con il sostanziale gradimento da parte del mondo produttivo italiano.

Certo un accordo è pur sempre un compromesso, così come in Canada, anche in Italia qualche categoria, settore potrà rimanere non soddisfatto al 100%: quello che conta è che il bilancio sia positivo, così come lo è ora e come tutti ci auguriamo che rimanga.
La migliore risposta ad ogni perplessità sono i numeri e speriamo quindi che i numeri continuino a crescere come hanno fatto da settembre 2017 ad oggi.

Del resto – ha chiosato, ribadendo i concetti, l’Avvocato Quattrocchi – l’esecuzione provvisoria del CETA proprio a questo può anche servire: monitorare, verificare, implementare, il tutto a beneficio di tutti, cittadini europei, italiani e canadesi.

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