Con due dirette seguite da numerosissimi social spettatori, rispettivamente il 22 ed il 29 aprile, sono stati ospiti in rete Angelo Deiana, noto economista e Presidente di Confassociazioni e Stefano Cianciotta, Presidente dell’osservatorio infrastrutture sempre di Confassociazioni, si sono confrontati in diretta sugli scenari e le prospettive possibili, per ripartire dopo la crisi da Coronavirus. Importanti le dichiarazioni di Deiana che, tra le tante questioni sviscerate, ha sottolineato come proprio in questo momento di emergenza vada reso ancora più concreto uno dei valori fondamentali di Confassociazioni, cioè “fare rete” con la spinta e la passione delle oltre 620 associazioni di professionisti e imprese, 1 milione e 20mila iscritti e delle nostre 209mila imprese iscritte.
Siamo tutti consapevoli che il momento è difficile. E’ stato un grande infarto che ha interrotto la filiera della fiducia. Ci sarà una forte crisi della domanda con le connesse conseguenze psicologiche. Per questo sono necessarie, tra le altre, due misure, velocità e liquidità, per dare ossigeno al sangue di questo corpo produttivo professionale e manageriale infartuato, altrimenti se non si dà subito liquidità si rischia di perdere il paziente ITALIA.
Dal canto suo, Stefano Cianciotta denuncia che la crisi del mondo industriale italiano non è una cosa nuova, sono almeno 30 gli anni di crisi per l’industria italiana, che già nel 2000 era “agonizzante” e che ora riceve solo il colpo di grazia. Inoltre, dichiara ancora Cianciotta, la pandemia ridisegna i confini geopolitici mondiali e porta l’Italia al centro dei difficili rapporti fra Stati Uniti e Cina. Un nuovo scenario, dunque, dai confini incerti, al centro del quale si conferma la necessità di potenziare i sistemi digitali del paese, adottando su larga scala la banda larga.
Ma il sistema Italia in termini di competenze, di tecnologie e know-how esteso a tutto quello che è il made in Italy eccelle a livello internazionale. La capacità italiana è in grado di superare, come nel dopoguerra e come negli anno ’90, grandi crisi e situazioni importanti, il brand italia riesce non solo a fare sistema, ma eccelle a livello internazionale. La politica ora con velocità e liquidità deve aiutare questa capacità.
Altra autorevole diretta quella con Francesco Giorgino, che riflette sulle trasformazioni della comunicazione nella pandemia, passando anche dall’analisi della comunicazione istituzionale svolta dal Governo italiano sull’emergenza sanitaria, che costituisce anch’essa un fatto di novità. Critico rispetto al ricorso più o meno costante da parte di molti governi, da Trump a Macron, alla figura retorica “emozionale” della “guerra”, per raccontare la lotta al virus.
Figura retorica che, se da una parte ha reso possibile raggiungere velocemente la consapevolezza necessaria per l’attuazione delle misure di contenimento (quella che, citando Kant, Giorgino definisce l’autonomia, contrapposta all’eteronomia ), dall’altra è anche servita ai Governi centrali per legittimare un sistema di norme “eccezionali”. In questo senso, Giorgino inquadra la comunicazione accentrata nella figura del Presidente Conte, come una necessità dettata dall’emergenza sanitaria che ha contraddistinto la Fase 1, mentre auspica che con l’entrata nella Fase 2, in cui si parlerà di questioni economiche, di liquidità, di posti di lavoro, di contrasto alle disuguaglianze sociali, sanitarie ed anche digitali, si riporti al centro il ruolo del Parlamento.
Ritiene Giorgino che la Fase 1 abbia potuto prescindere da una comunicazione integrata dal Parlamento per le sue insanabili divisioni interne, ma anche perchè la fase 2 si è contraddistinta dalla emergenza sanitaria che presupponeva scelte veloci e meno concertate. Con l’arrivo della Fase 2 il Parlamento, auspica, dovrà tornare al suo ruolo fungendo da vera e propria Task Force per il Governo centrale.
Anche le immagini hanno svolto, per Giorgino, un ruolo potente nella comunicazione di questi tempi. Resteranno scolpite nella memoria, indelebili, le immagini dell’infermiera crollata per la stanchezza sul suo computer, del Pontefice solo in una Piazza San Pietro deserta, del presidente Mattarella ai piedi dell’ara pacis nel giorno del 25 Aprile trascorso. Le dirette live sono state supportate dalla professionale conduzione di Piero Muscari.