Paolo Zagami è stato tra i primi in Italia a ipotizzare che il coronavirus avrebbe determinato anche una spaventosa crisi economica. Ieri è stato intervistato sui canali social della “Associazione degli Imprenditori Uniti” che rappresenta un punto di riferimento per tutti le PMI italiane ed è composta da ben 50 mila membri.
Nel corso della diretta l’Avvocato Zagami ha tra l’altro dichiarato che “in Italia sino ad oggi sono stati fatti molti annunci, tanti decreti ed ancora più conferenze stampa dove si è parlato di interventi poderosi in favore delle imprese ed atti di amore chiesti alle banche ma la realtà nuda e cruda dei numeri dice che sinora dei 400 miliardi di euro promessi alle imprese sono stati effettivamente erogati solo poco più di 6 milioni di euro”.
“Il confronto con gli altri Paesi è impietoso – ha continuato Zagami – Si pensi agli Stati Uniti dove i finanziamenti decisi dal Tesoro americano con il Cares Act sono immediati e per buona parte a fondo perduto, alla Svizzera che ha elargito alle sue imprese fondi a fronte di semplici autocertificazioni delle perdite di fatturato subite o alla Germania dove addirittura il governo sta così tanto eccedendo nella sua generosità che la Unione Europea ha chiesto di “frenare” le iniziative perché altrimenti si rischia di provocare una concorrenza sleale all’interno del mercato unico europeo avantaggiando le aziende tedesche a danno di quelle degli altri Paesi. Non sorprendiamoci allora se le nostre imprese “scappano” all’estero rifugiandosi nei paradisi fiscali perché il nostro Stato le tassa, le tartassa e nei momenti del bisogno come questo non le tutela.”
Zagami, autore di tre libri sulle imprese internazionali, ha evidenziato quelle che dovrebbero essere le soluzioni per l’immediato: “Bisogna fissare subito le regole per ripartire con riferimento ad ogni singola attività o servizio commerciale: i titolari ad esempio di ristoranti, bar, negozi e centri estetici devono sapere quali spese dovranno sopportare per mettere in sicurezza i locali altrimenti non possono programmare nessun business plan. Ed inoltre, considerato che in realtà soldi non ne arrivano, allora per lo meno che si liberassero le aziende dai costi come iva e contributi vari per permettergli di sopravvivere in questa fase emergenziale”.