“Dai nostri archivi”
Galli (Confindustria): «Il nucleare può essere un driver di crescita e occupazione»
Nicoletta Picchio
ROMA
L’allarme di Alessandro Ortis, presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas: «Senza il nucleare e con un utilizzo scarso del carbone e delle fonti rinnovabili competitive, le bollette resteranno dipendenti dalla volatilità dei prezzi internazionali degli idrocarburi».
Le rassicurazioni del Governo: «Si sta valutando l’ipotesi di stanziare risorse per le imprese che parteciperanno al progetto nucleare», ha detto il sottosegretario allo Sviluppo, Stefano Saglia. Aggiungendo un tassello in più sulla strada dell’atomo: con la firma da parte del Presidente dei Consiglio del decreto che approva l’Agenzia per la sicurezza del nucleare, «la sua nascita può considerarsi una realtà». Anche se Saglia non ha fatto previsioni su quando questo organismo sarà operativo. Mentre si attende il passaggio delicato e decisivo sull’individuazione dei siti dove costruire le centrali, il tema del nucleare tiene banco nel mondo politico e tra le imprese. Ieri se ne è parlato a Roma, nella conferenza annuale “Il diritto dell’energia nucleare”. L’atomo come carta da giocare per ridurre i costi energetici ma anche come occasione di crescita e creazione di posti di lavoro. «Con 30 miliardi di investimenti previsti per coprire il 25% del fabbisogno energetico nazionale, il nucleare può rappresentare un driver di sviluppo e occupazione», ha detto Giampaolo Galli, direttore generale di Confindustria. «Se si fanno le scelte giuste – ha aggiunto – si potrà arrivare ad un 70% di partecipazione italiana». Già ci sono tantissime aziende interessate, ha spiegato Galli. «Più di 500 ne abbiamo coinvolte nello studio della tecnologia. L’importante è avere un sistema di regole capace di durare nel tempo come condizione per portare avanti il progetto». Positiva, per le imprese, l’intenzione del Governo di stanziare soldi per le aziende che parteciperanno al progetto: Saglia non ha parlato di somme. Ha spiegato, però, che si sta studiando il programma nucleare britannico, nell’ambito del quale il premier Gordon Brown ha destinato alle aziende 100 milioni. Mentre Ortis ieri ha annunciato iniziative a sostegno delle reti, come i contratti di lungo termine, adatti ad impianti energetici rilevanti, che hanno bisogno di forti investimenti. Nel dettaglio dei numeri è sceso Fulvio Conti, amministratore delegato dell’Enel: la costruzione di ciascuna centrale nucleare potrà dare lavoro a 2.500-3.000 persone per molti anni e ciascun sito potrà avere tra i 300 e i 700 impiegati. «Noi abbiamo intenzione di fare almeno quattro reattori, quindi c’è occasione di lavoro e di sviluppo della tecnologia», ha aggiunto Conti. L’importante, ora, è che vengano individuati i siti: «Alcuni Governatori hanno giurato sul programma di Governo. Ora mi aspetto che mantengano fede al proprio impegno». In ogni caso, ha spiegato ancora Conti, «è ancora prematuro parlare di siti individuali, bisogna attendere la formazione dell’Agenzia, che dovrà emanare le disposizioni tecniche per dare a noi operatori la possibilità di individuare le localizzazioni». Anche Terna, come ha confermato l’a.d., Flavio Cattaneo, «farà la sua parte», fermo restando che «prima è necessario conoscere i siti dove saranno costruite» e quindi capire «se si potranno utilizzare reti esistenti o se bisognerà realizzarne di nuove». Cattaneo ha aggiunto che, nel frattempo, Terna sta lavorando sulle rinnovabili: «Il posizionamento dell’Italia nel Mediterraneo ci consente di essere un vero hub, per esempio per il rinnovabile che può arrivare dal Nord-Africa e per le interconnessioni con i Balcani a Nord-Est». Sì al nucleare anche da parte di Antonio Catricalà, presidente dell’Antitrust, «il solo mezzo per essere indipendenti dalle importazioni». Gli investimenti, ammette, sono ingenti. Bene quindi le joint-venture, sempre che non pregiudichino la concorrenza dei mercati. E guai all’effetto “nimby”, che potrebbe fermare il processo nucleare: «bisogna investire e risolvere le incertezze normative, evitando la frammentazione». Intanto, Bruxelles varerà entro l’anno una direttiva che vieterà di stoccare fuori dall’Ue (in Russia, ad esempio) le scorie radioattive risultanti dalla produzione di energia nucleare nei Paesi membri. Lo ha precisato ieri la la portavoce del commissario europeo all’Energia, il tedesco Guenther Oettinger.
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