le innegabili potenzialità come strumento a tutela del marchio e del consumatore, la Rmn è ancora molto poco utilizzata in questo ambito. Il funzionamento è lo stesso delle indagini di risonanza magnetica in clinica medica e si basa sull’analisi degli atomi di idrogeno (protoni) contenuti nell’acqua di cui è composto l’elemento di indagine. Nel caso degli alimenti, tuttavia, la Rmn non si limita all’analisi dei protoni, ma comprende anche tutte le altre sostanze presenti negli alimenti, spesso non conosciute prima dell’indagine. L’immagine che si ottiene, chiamata spettro, funziona come un’impronta digitale: è unica per ogni l’alimento. Come utilizzarla nella pratica? Potrebbe essere impiegata per classificare prodotti Doc o Dop o per rilevare caratteristiche qualitative e sondare la presenza di sostanze adulteranti. Attualmente è impiegata anche per smascherare frodi alimentari nell’ambito del commercio di vini. Tramite quest’analisi si possono per esempio rilevare zuccheraggi e annacquamento dei vini o la miscelazione di diverse sostanze a succhi di frutta. Esperienze promettenti, ma ancora non entrate nella routine dei controlli, si registrano anche per prodotti tipici come la mozzarella di bufala. La Rnm ma ha il grande vantaggio di poter caratterizzare completamente un prodotto con una sola analisi, ma al momento, è piuttosto costosa. (Certinews/RT)