E’ questo quello che è emerso nell’ultimo incontro che ha chiamato a raccolta – ovviamente nel Regno Unito – professionisti da un po’ tutto il mondo che si occupano di fornire servizi alle imprese – anche pubbliche – ad alto valore aggiunto in termini di relazioni e scelta dei partner per i servizi certificativi. L’Italia stavolta – per fortuna – ha fatto scuola, è tra i primi Paesi dove si è iniziato a parlare di brokeraggio dando un valore ad un servizio che solo in apparenza non ne avrebbe. Chi di noi ha mai pensato che impatto potrebbe avere la scelta di un partner (un organismo di certificazione) che non rappresenta la nostra impresa nel “nostro” mercato, associare alla nostra impresa un brand non socialmente responsabile e solo profit oriented, avere come controllori persone non qualificate che – utilizzando come leva la forza del rapporto contrattuale – ci guidano nel prendere decisione sbagliate, costose e senza ritorni, e così via potendo scriverne a iosa. Tutto questo si traduce in costi per l’impresa ed in questi momenti di crisi è necessario, anzi imperativo, porvi attenzione. Costi che non sono solo gli onorari per acquistare il servizio ma tutto quanto non abbiamo mai pensato di stimare e a cui la nostra superficialità non da nessun valore. Ci sta bene infatti soltanto la pantomima del consulente aziendale che tratta il prezzo con l’organismo (da lui stesso indicato…) e che porta a casa un ottimo 10% di sconto (ed almeno un 20% di provvigione per lui)… PER CONTINUARE A LEGGERE L’EDITORIALE SINO ALLA FINE, REGISTRATI E SCARICA GRATIS IL MAGAZINE DI GIUGNO. BUONA LETTURA!