Intanto il primo posto ‘storicamente’ appartenuto alla Lombardia viene condiviso con l’Emilia Romagna che, appunto come la Lombardia, conta 12 morti bianche dall’inizio del 2011. Seguono Sicilia (10 decessi), Campania (8), Piemonte (6) e Veneto (5). Viene rilevata ‘solo’ una vittima del lavoro in Toscana, Marche, Sardegna e Friuli Venezia Giulia.
Analizzando, invece, i dati in rapporto al numero di occupati, ad indossare la maglia nera è la Valle D’Aosta con un indice di incidenza pari a 35,5 contro la media del Paese che arriva a quota 6. Al secondo posto la Basilicata (21), mentre terza è la Sicilia (6,8).
Milano è la provincia maggiormente colpita dall’emergenza con 6 morti, seguita da Catania, Napoli e Torino (4), da Messina e Bologna (3). Sul fronte dell’incidenza è invece Aosta a detenere lo sconfortante primato (35,5). Seguita da Matera (30,7) e da Terni (22,2).
Per macroaree la situazione peggiore viene rilevata nel Nordovest con 24 morti bianche, seguita dal Centro (22), dal Sud (20), dalle Isole (10), e dal Nordest (7). Sul fronte dell’incidenza sul numero degli occupati, però, è il Sud ad avere la triste leadership con un valore pari a 5,5, seguito dal 4,9 delle Isole, dal 3,5 del Nordovest, dal 3 del Centro e dal 2,3 del Nordest.
Ed è nuovamente il settore agricolo ad essere protagonista dell’emergenza con il 36,1 per cento delle morti bianche registrate da Vega Engineering nel primo bimestre dell’anno, seguito come sempre da quello delle costruzioni (18,1 per cento delle vittime). A distanza si trovano i decessi rilevati nel commercio all’ingrosso e al dettaglio e nelle attività artigianali (9,6 per cento), nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni (7,2 per cento), nei servizi (6 per cento), nello smaltimento rifiuti così come nella produzione distribuzione manutenzione di energia elettrica, acqua e gas (3,6 per cento).
La caduta dall’alto, poi, è stata sorpassata dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti nella graduatoria delle cause principali che conducono alla morte nei luoghi di lavoro. Lo schiacciamento ha infatti coinvolto il 26,5 delle vittime e la caduta dall’alto il 24,1 per cento. Si continua a morire piuttosto frequentemente per il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (15,7 per cento dei casi), e per investimento di mezzo semovente o per contatto con organi lavoratori in movimento (9,6 per cento). La morte seguita ad un’esplosione riguarda il 4,8 per cento delle croci bianche e l’incendio come il contatto con mezzi in movimento il 3,6 per cento delle vittime.
Tra le 83 persone che hanno perso la vita al lavoro nei primi due mesi dell’anno, le donne sono 3 mentre gli stranieri sono 11 ovvero il 13,3 per cento del totale, e vale a dire di due punti percentuale superiore rispetto alla media rilevata nel 2010. Rumeni ed albanesi i più colpiti.
La fascia d’età maggiormente toccata dal dramma è quella che va dai 40 ai 49 anni con 25 vittime (30,5 per cento del totale), seguita da quella compresa tra i 30 e i 39 (16 vittime) e tra i 50 e i 59 anni (14 morti). Significativo anche il dato che riguarda gli ultrasessantenni (21 decessi).
Nell’elaborazione dei giorni della settimana in cui si perde la vita è il mercoledì a ‘spiccare’ con il 20,5 per cento degli eventi mortali, seguito dal giovedì (18,1 per cento). Purtroppo l’epigrafe del lavoro non conosce pausa neppure nel fine settimana perché tra sabato e domenica viene accertato il 20,4 per cento delle tragedie. (Fonte CertineWs)