Il 19,7% delle aziende verdi ospita persone con disabilità psichica, il 18,8% con problemi fisici, il 12,5% con disagi mentali, il 17,3% accoglie persone con dipendenze (il 10,7% tossicodipendenti e il 6,5% ex alcolisti), mentre il 9,3% ospita minori e 9,3% giovani a rischio. Inoltre il 25,5% delle aziende ha stretto collaborazioni nel campo sanitario: Asl e Servizi per le tossicodipendenze (Sert). Seguono gli Enti locali (21,1%), il volontariato (18,1%), le università e le scuole (12,1%). I dati sulle iniziative sociali delle aziende del settore biologico sono stati raccolti dal ‘Bioreport 2011. Agricoltura biologica in Italià. Il volume sarà presentato domani, alle 12.30, al Salone internazionale del naturale (Sana) di Bologna. Lo studio, realizzato dalla Rete rurale nazionale (Rrn) in collaborazione con diverse istituzioni e associazioni, è la fotografia del settore biologico italiano. La ricerca, oltre a fare il punto sulla produzione e il mercato, analizza i numeri ‘socialì delle aziende. Un fenomeno registrato grazie all’impegno dell’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab) che ha curato il capito dedicato proprio al sociale. La ricerca ha documentato un incremento consistente dell’agricoltura ‘bio-socialè, registrando 221 aziende nel 2011 contro le 107 censite sempre nel 2007. Per quanto riguarda la dislocazione territoriale è il Nord, con il 38%, a raccogliere il maggior numero di fattorie, mentre il 34% si trova al Centro e il 28% al Sud. A livello regionale il primato è del Lazio con 29 fattorie bio sociali, pari al 13,1% del totale. (fonte CertineWs)