contenuta dalla pressione idrostatica dei fanghi iniettati: esattamente l’obiettivo perseguito dall’operazione. Il metodo “static kill” consiste nel pompare una miscela di fango e cemento per stroncare il pozzo Macondo, completando la messa in funzione dei pozzi di soccorso. L’operazione prevede la chiusura definitiva del pozzo cementandolo dall’interno: senza rimuovere il tappo, i tecnici calano fango e cemento da una delle imbarcazioni che si trovano in superficie. E’ una tecnica abituale per il settore petrolifero, ma non è mai stata sperimentata a queste profondità. La durata dell’operazione è di un minimo di 24 ore e, solo nel momento in cui il pozzo sarà tappato dall’interno, si potrà dire che la fuga di petrolio più grave di sempre ha smesso di far paura.
L’unità di crisi della Casa Bianca e i tecnici della Bp, insieme al team di scienziati ed ingegneri che da mesi lavorano sull’emergenza, ieri ha reso noto ufficialmente il bilancio definitivo dell’emergenza ambientale più grave di sempre, almeno per quanto riguarda le fughe di petrolio. Il comunicato parla di settecentottanta milioni di litri di petrolio: quasi 5 milioni di barili. Nel Golfo del Messico è fuoriuscita una quantità pari a 53 mila barili di petrolio al giorno. Sgorgando dal fondo del mare ad una profondità di 1.500 metri, quella fuga di petrolio è continuata inesorabile dal 22 aprile (giorno in cui la Deepwater Horizon è affondata) fino al 15 luglio. (Fonte CertineWs)