Dopo la certificazione energetica il mercato immobiliare italiano dovrà adeguarsi alle direttive dell’Unione Europea e ogni edificio o singola unità abitativa sarà classificato secondo alcuni parametri di rumorosità che ne decreteranno la classe.
A certificare l’immobile sarà lo stesso costruttore che dovrà tener conto di cinque parametri.
A concorrere nella definizione di classificazione, in base allo schema di decreto legislativo per il riordino della disciplina in materia di inquinamento acustico di cui all’art. 11 della legge numero 88 del 7 luglio 2009, saranno:
– l’isolamento acustico normalizzato di facciata; la capacità, cioè, di non far entrare il rumore dall’esterno grazie, ad esempio, ad infissi di qualità;
– il potere fonoisolante delle partizioni verticali e orizzontali fra ambienti di differenti unità immobiliari (in pratica quanto pareti e solette vi mettono a riparo dai rumori del vicino);
– il livello di pressione sonora del calpestio fra ambienti di diverse unità immobiliari (il solito annoso problema della vicina col tacco);
– il livello di rumori proveniente da impianti a funzionamento continuo (server, impianti di riscaldamento o raffreddamento…);
– il livello di rumori proveniente da impianti a funzionamento discontinuo (ad esempio il vano ascensore).
Tutto perfetto solo che…l’Italia è molto indietro nella messa a norma.
Secondo una recente indagine condotta proprio da Gruppo Immobiliare.it grazie ai dati di NuoveCostruzioni.it, la Regione meno indietro nella possibilità di recepire la norma sancita dalla direttiva europea (2002/49/CE) è la Lombardia che potrebbe vantare appena il 10% dei cantieri pronti a dotare i propri immobili di una classe B.
A seguire la Lombardia è un’altra regione storicamente molto attenta alle tematiche ambientiali e di comfort abitativo: l’Emilia Romagna, dove sarebbero classificabili come B il 9% degli immobili di nuova costruzione. Lombardia ed Emilia Romagna distanziano notevolmente le altre 18 regioni italiane e la Calabria, solo per fare un esempio, ha oggi appena il 2% degli immobili di nuova costruzione dotati dei requisiti per essere catalogati come edifici B nella scala del comfort acustico.
Eppure, soprattutto in fase di costruzione, rendere un immobile più confortevole da un punto di vista acustico sarebbe tuttaltro che oneroso. Per permettere a un appartamento di 60 metri quadrati di essere categorizzato come A basterebbero appena 1.000 euro; e non a metro quadrato, ma proprio per l’intero appartamento.
Molto più difficile, invece, migliorare la situazione acustica di un edificio (o anche semplicemente di una singola unità abitativa) già edificata; in quel caso i costi sarebbero veramente proibitivi e l’unico intervento che, con una spesa ragionevolmente bassa, può rendere meno rumorosa l’abitazione, è la sostituzione degli infissi con altri di maggiore qualità isolante.
Viste queste premesse, sembra molto probabile, se non inevitabile, un nuovo rinvio dell’applicazione della normativa. A quanto pare dovremo sopportare i vicini rumorosi…ancora per un bel po’. (Fonte CertineWs)