In un mondo sempre più globalizzato e virtuale, la reputazione è ciò che definisce l’identità di una persona, un’azienda o un’intera nazione. Alcuni settori da sempre si basano sul calcolo di questi asset in modo più palese, come il sistema delle assicurazioni, che assegnano una classe di merito a seconda di come si pensa guidi il singolo individuo, o i mutui, la cui emissione è preceduta dalla verifica da parte della banca della reputazione del richiedente, se sia un buon o un cattivo pagatore.
In circostanze difficili, in cui sopraggiungono fattori che distruggono gli equilibri, portando caos nei sistemi, come, ad esempio, in caso di scandali aziendali o in situazioni come quella che viviamo oggi, con pandemia da COVID-19, viene da chiedersi in che modo incida la reputazione. La risposta è piuttosto complessa, e implica la valutazione di molti asset connessi al soggetto, ma l’esperienza ci insegna che una buona reputazione è sempre una carta vincente.
“Sul concetto, di reputazione c’è ancora molta confusione. – Spiega Joe Casini, co-fondatore di Reputation Rating, l’unico algoritmo che valuta tutte le dimensioni della reputazione. – La reputazione non è limitata a cosa dicono le persone on line o sui media, non è solo un dato economico o di affidabilità, ma ha più dimensioni, tutte interconnesse. Reputation Rating è l’unico algoritmo che monitora la reputazione con tecnologia Blockchain. Infatti, i dati quali-quantitativi che raccoglie sono salvati su una blockchain privata che marca temporalmente e immutabilmente le informazioni. Così siamo in gradi certificare il flusso di informazioni che vanno a concorrere alla valutazione di Driver e Stakeholder della reputazione”.
“Il baricentro del sistema economico si sta spostando sempre più dal capitale alla persona. E quindi la domanda giusta inerente alla reputazione di uno Stato e al suo peso sarebbe ‘reputazione nei confronti di chi e reputazione rispetto a cosa’. Verso i cittadini, verso gli altri paesi, verso gli investitori? – Spiega Davide Ippolito, co-fondatore di Reputation Rating e CEO di Zwan, agenzia di reputation marketing – Un paese non è un azienda e la salute non può essere solo oggetto di interessi. Il nostro SSN aperto a tutti, la qualità indiscussa dei medici e infermieri italiani e di tutta la filiera di formazione del nostro paese ha avuto finalmente la giusta rivalutazione anche in termini reputazionali. L’Italia oggi è presa come esempio da seguire nella gestione dell’emergenza sanitaria, ed è plausibile pensare che la sua reputazione come sistema paese ne uscirà rafforzata”.
La reputazione è composta di numerosi asset distinti e interconnessi, che valutano la percezione interna, da parte, ad esempio, di cittadini o dipendenti, ed esterna, da parte di altri Governi, clienti o fornitori. La valutazione complessiva rappresenta la forza o la debolezza del soggetto. Nel caso del nostro Paese, la gestione dell’emergenza da coronavirus potrebbe aiutare la promozione di un’immagine di autorevolezza e affidabilità dell’Italia, e questo potrebbe tradursi in valore economico, attirando nei prossimi mesi capitali esteri da parte di investitori, ma anche aumentando gli investimenti interni sui titoli di Stato.
“I dati che emergono in piattaforma sono chiari. Se da un lato i driver economici sono disastrosi, la reputazione percepita verso tutti gli stakeholder è in continua ascesa e questo è sicuramente merito delle istituzioni italiane, ora guidate dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che hanno saputo reagire nel modo giusto, mettendo al centro di tutto il valore della vita umana, assumendo un ruolo di leadership europea in una situazione tutt’altro che semplice. L’auspicio ora è che le manovre attuate possano rivelarsi davvero lungimiranti, aiutando il nostro paese a venir fuori da questa crisi profonda, magari con una maggiore forza economica” conclude Ippolito.