L’aumento dei limiti serve solo a favorire le importazioni di un prodotto di bassa qualita’ e sicurezza, causando un rischio per i consumatori comunitari e un grave problema per i produttori italiani, che subiscono una concorrenza sleale da parte di Paesi dove non solo non si applicano pratiche agronomiche corrette, ma si utilizzano fitofarmaci vietati in Europa. E cio’ anche perche’ non esiste l’obbligo di etichettatura del prodotto trasformato. L’Italia e’ il primo produttore comunitario di nocciole, con 1,1 milione di quintali di prodotto coltivato su 68.000 ettari, seguita dalla Spagna. La produzione e’ essenzialmente concentrata in quattro regioni: la Campania, il Lazio, la Sicilia e il Piemonte, in zone spesso difficili, collinari, a rischio di dissesto idrogeologico, in cui rappresentano una importante voce dell’economia. Il consumo di nocciole e di frutta in guscio in generale e’ rilevante in Italia considerato che tale prodotto e’ presente oltre che nelle note creme alla nocciola, in biscotti, wafer, merendine, barrette energetiche, muesli e yogurt che sono entrati a far parte delle abitudini alimentari degli italiani, soprattutto tra i giovani ed i bambini che oltretutto risultano quelli maggiormente esposti, in virtu’ anche del loro basso peso corporeo. La procedura comunitaria prevede che sulla decisione si esprima con proprio parere anche il Parlamento europeo e pertanto l’obiettivo delle forze politiche e di rappresentanza deve essere indirizzato verso una giusta sensibilizzazione degli europarlamentari, perche’ venga sovvertita una decisione pericolosa. (Fonte CertineWs)