Sono ‘Ecoplasbrick’ e ‘Recogen’, che arrivano rispettivamente da Puglia e Abruzzo. ‘Ecoplasbrick’, coordinato dal Consorzio Cetma di Brindisi, che si occupa della produzione di un pannello per ‘facciate ventilatè, utilizzato soprattutto per il rivestimento esterno di grosse costruzioni, e di ‘pavimenti galleggiantì, che servono ad ottenere un’intercapedine per nascondere cavi elettrici, telefonici, tubi della climatizzazione. «La caratteristica del pannello – spiega Alessandro Marseglia, coordinatore del progetto – è quella di essere costituito da due strati di gres, con all’interno delle plastiche ‘mistè, quelle che normalmente non vengono riciclate e finiscono in discarica». Ecoplasbrick, che dura 36 mesi e ha un cofinanziamento europeo di 916.033 euro, include anche due imprese napoletane e una romana, ma anche una grande azienda spagnola (Acciona) e l’associazione dei costruttori albanesi. «La ricerca e il brevetto nasce dalla tesi di dottorato di un architetto, Alessia Guarnaccia» precisa Marseglia. Secondo la tabella di marcia, gli italiani si occupano della produzione del pannello, gli spagnoli di effettuare i test finali e gli albanesi di diffondere la conoscenza di questa tecnologia non solo nel loro paese ma anche in giro per l’Europa. Un altro progetto ‘made in Italy’ vincitore del bando Eco-innovation è ‘Recogen’ e prevede la costruzione di un impianto per ‘rigenerarè l’acido cloridrico che viene impiegato per trattare i pezzi di ferro che devono essere zincati. L’idea di fondo è quella di evitare lo smaltimento di un rifiuto della lavorazione del metallo, per produrre invece fertilizzanti. «Facciamo chimica da 123 anni – spiega Mario Puccioni, amministratore delegato della società omonima di Vasto (Chieti) – e con questo impianto possiamo recuperare circa 16mila tonnellate di acido cloridrico rigenerato e circa 4mila tonnellate di solfato di ferro con zinco». L’azienda che consegna l’acido cloridrico per la ‘ripuliturà può tornare a riprenderlo e quindi evita di comprarne di nuovo, mentre i ‘restì del processo servono a produrre fertilizzanti da rivendere sul mercato. «La nostra impresa – aggiunge Puccioni – mette il know how e la Ekip di Bolzano Vicentino la tecnologia». Il problema ora è che il progetto rischia di perdere i circa 800mila euro a fondo perduto messi a disposizione dal bando europeo Eco-innovation se si dilateranno i tempi di autorizzazione della Regione Abruzzo. A livello europeo infatti la pratica è andata avanti in maniera spedita, a livello locale invece si è in attesa di risposte. «Da aprile attendiamo notizie dagli organismi regionali, sperando in un’accelerazione della macchina amministrativa, in modo da chiudere il procedimento e tenere alta la bandiera del sistema Italia» spiega Puccioni. (fonte CertineWs)