L’Italia è il Paese dei campanili e questo è noto ai più. Lo è per il calcio, per la pallavolo, per l’università, per le bocce e non potevamo aspettarci certo di uscire da questa logica (o stile di vita!) per la certifi cazione. Il Trattato che istituisce la Comunità Economica Europea, oggi UE, tra le altre cose, sancisce un principio sacrosanto da cui non è possibile prescindere nel momento che si va ad aderire ad un mercato unico e cioè la libera circolazione di prodotti, persone e servizi. Il succitato trattato all’art. 96 scrive “Qualora la Commissione constati che una disparità esistente nelle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative degli Stati membri falsa le condizioni di concorrenza sul mercato comune e provoca, per tal motivo, una distorsione che deve essere eliminata, essa provvede a consultarsi con gli Stati membri interessati”. Il mondo della certificazione e dell’accreditamento volontario (attenzione non cogente!) oggi, ed in gran parte, è sostanzialmente autoregolamentato quasi ovunque. In Italia, fi no alla nascita di Accredia dalla fusione di SINCERT e SINAL che continua ad operare senza soluzione di continuità circa le attività degli stessi, c’era SINCERT che si occupava dell’accreditamento di Organismi di ispezione e certifi cazione aziendale, del personale e di prodotto, il SINAL dei laboratori ed il SIT che si occupa tuttora dell’accreditamento dei centri di riferibilità metrologica (tarature per intenderci). Per garantire omogeneità di trattamenti e riconoscimenti delle certifi cazioni rilasciate nei…PER CONTINUARE A LEGGERE L’EDITORIALE SINO ALLA FINE, REGISTRATI E SCARICA GRATIS IL MAGAZINE DI OTTOBRE. BUONA LETTURA!