Ma, probabilmente, si tratta soltanto di un pio desiderio. Nel frattempo il governo di Atene ha già avviato le procedure per indire una gara d’appalto internazionale fra aziende petrolifere interessate a condurre prospezioni nel Golfo di Patrasso e nei tratti di mare a Ovest di Ioannina e di Katokolo, al largo della costa occidentale del Peloponneso. Dalle prime stime, si ritiene che nel giacimento nel Golfo di Patrasso possano trovarsi 200 milioni di barili di greggio, tra i 50 e gli 80 milioni al largo di Ioannina e circa tre milioni al largo di Katokolo. «In una ventina d’anni la Grecia pu• sperare di coprire fino al 30% del proprio fabbisogno energetico annuo grazie a fonti nazionali», ha detto Maniatis alla radio privata Flash ricordando che adesso le fonti energetiche interne coprono solo lo 0,5% dei consumi del Paese. In base ai calcoli del ministero, dai giacimenti sottomarini si dovrebbe estrarre in 15-20 anni greggio per un valore di 40 miliardi di euro dei quali tra i 10 e i 15 andrebbero allo Stato. Al momento sembrano interessate agli idrocarburi ellenici sia imprese Usa sia israeliane. Ma Š la regione a sud dell’isola di Creta che Š considerata la pi— promettente e l’interesse dimostrato dall’azienda texana Noble Energy – la stessa che ha scoperto grossi giacimenti al largo di Israele (Leviathan) e di Cipro (Lotto 12) – lascia supporre che anche con Atene si potrebbe creare un tipo di partnership strategica che ha già prodotto risultati negli altri due Paesi. Secondo i calcoli della United States Geological Survey, nella zona di mare fra Creta, Cipro, Israele ed Egitto ci sono circa 15 trilioni di metri cubi di gas naturale e petrolio che aspettano solo di essere estratti. Un’alleanza fra la Noble Energy ed il governo di Atene sarebbe inoltre molto utile per la Grecia (come è stato per Cipro) dal punto di vista geopolitico in quanto si tratta di una societ… Usa con stretti legami con Israele. Una combinazione, questa, che ha reso più difficile alla Turchia di trarre vantaggio dalle recenti minacce fatte al governo di Nicosia per le trivellazioni condotte a Sud delle proprie coste. La riluttanza della Grecia a condurre ricerche di idrocarburi off-shore è stata spiegata per decenni con il timore di Atene di urtare la suscettibilità turca sulla spinosa questione delle acque territoriali che per Ankara non si limitano al solo Mare Egeo. «Quando ho partecipato ai lavori di una commissione del ministero degli Esteri in materia di energia – ha ricordato tempo fa l’esperto petrolifero Ilias Konofagos – ho visto che i diplomatici greci erano eccellenti, ma timorosi. Non avevano voglia di dare scossoni alla barca». Ai primi di quest’anno il ministro degli Esteri Stavros Dimas ha incontrato Maniatis per discutere la strategia da adottare, considerate le implicazioni internazionali del programma di ricerca degli idrocarburi. Ma, nonostante il fatto che si parli ormai da più di un anno da avviare al più presto le ricerche petrolifere, l’agenzia statale che dovrebbe gestirne i diritti – già denominata Compagnia ellenica per gli idrocarburi e la cui istituzione era stata preannunciata lo scorso maggio – è ancora tutta sulla carta. Di essa dovrebbero far parte solo due geologi e tre ingegneri che saranno scelti in una ristretta cerchia di funzionari pubblici che lavorano già nello Stato. Almeno stando ad un annuncio ufficiale secondo cui il termine ultimo per le domande di assunzione scadeva lo scorso 31 dicembre. Ma è già prevedibile una guerra all’ultimo sangue nelle alte sfere del potere greco per spartirsi quei cinque incarichi. Inoltre non è ancora chiaro se il governo di Atene, come ha fatto quello di Cipro, per il proprio programma di ricerche abbia intenzione di avvalersi della consulenza di esperti internazionali le cui parcelle sono notoriamente piuttosto salate. (Fonte CertineWs)