L’imprenditore algherese, avrebbe utilizzato una società sassarese, da un lato per accedere al settore degli appalti pubblici, conseguendo la certificazione SOA dalla torinese, dall’altro per utilizzare le ingenti somme di denaro scaturenti dai crediti IVA, mediante indebite compensazioni di altre imposte e contributi, comprese richieste di rimborsi. Per quanto attiene le frodi a danno dell’erario, è stato appurato che lo stesso imprenditore, a mezzo di una serie di società a lui collegate, avrebbe emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti, riferite a lavori o forniture, mai realizzati, oppure realizzati per importi notevolmente inferiori a quanto documentato, per svariati milioni di euro. Analogamente, falsi documenti o certificazioni di esecuzione di lavori, fatture fittizie, verbali di assemblee non veritieri e quant’altro sono stati utilizzati dallo stesso imprenditore con la finalità di ottenere la certificazione SOA. Nel corso delle indagini, infatti, è emerso che i vertici campani della società torinese, erano consapevoli della mancanza di parte della documentazione necessaria al rilascio dell’attestazione, ovvero erano anche consapevoli che parte della documentazione stessa era fittizia. Nonostante ciò, la torinese – SOA di Napoli, “attestava” la sassarese, che così facendo otteneva la certificazione necessaria per la partecipazione ad appalti pubblici, pur non avendone i requisiti di legge. Per tutti sono scattate le misure cautelari.(Fonte CertineWs)