Lo afferma l’ambasciata d’Italia a Tokyo nell’avviso sullo stato della crisi. «In tal senso – si legge – si ribadisce la raccomandazione ai connazionali di allontanarsi da Tokyo e dalle prefetture limitrofe, soprattutto a nord di Tokyo, e si scoraggiano quanti si fossero allontanati dalla capitale a farvi, per ora, rientro». L’ambasciata ritiene che a ieri, domenica 20 marzo, fossero rimasti a Tokyo poche decine di connazionali. L’invito, a quanti decidessero di rientrare malgrado il contrario avviso, è di «avvertire dell’avvenuto rientro con apposita e-mail all’indirizzo consular.tokyo esteri.it, avente per oggetto: “Rientro”.
A questo punto, chi rientrasse a Tokyo dovrà poi predisporre «autonomamente i mezzi per un’eventuale evacuazione in caso di improvviso deterioramento delle condizioni di contaminazione». Nella giornata di oggi, quanto alle operazioni d’evacuazione, sono attesi regolarmente da Osaka i tre voli Alitalia per Roma Fiumicino e Milano, su cui c’è ampia disponibilità. Il governo italiano «rinnova la disponibilità di posti gratuiti per i nuclei familiari e quanti si trovino in condizioni di vulnerabilità o stato di necessità». Sarà accordata priorità, come già ribadito nei giorni scorsi, «alle famiglie con bambini minori di 15 anni e alle donne in stato di gravidanza».
GIAPPONE: AGENZIA NUCLEARE, AUMENTA PRESSIONE REATTORE N.3
Intanto l’agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha reso noto che è stato registrato un aumento della pressione per il reattore n.3 della centrale di Fukushima e che si sta valutando se intervenire con un’operazione di «areazionè per alleviare la pressione. L’agenzia nipponica per la sicurezza nucleare ha aggiunto che non vi è la necessità di ampliare la zona di evacuazione intorno alla centrale di Fukushima rispetto all’attuale raggio di 20 km. Inoltre, riferiscono i media giapponesi, le persone nella fascia tra i 20-30 km dovrebbero continuare a rimanere in casa, secondo quanto ha fatto sapere l’agenzia, ritenendo che le distanze «per ora sono adeguate».
Il terremoto in Giappone dovrebbe costare a Swiss Re circa 1,2 miliardi di dollari. Lo ha indicato oggi la compagnia di riassicurazione in una nota. Si tratta tuttavia di una prima stima caratterizzata da grande incertezza, precisa Swiss Re.
VERSATE 3.700 TONNELLATE DI ACQUA SU REATTORE 3
Le autopompe dei vigili del fuoco e delle forze di autodifesa (Self-defense Forces) nipponiche hanno riversato questa mattina oltre 3.700 tonnellate di acqua marina sul reattore 3 della centrale nucleare di Fukushima, nell’ambito degli sforzi per abbassare la temperatura. Le operazioni, inoltre, hanno interessato anche la piscina del combustibile esausto del reattore 4, sui cui i tecnici hanno cominciato a lavorare già da ieri.
NESSUN IMPATTO SU EXPORT URANIO AUSTRALIA
SYDNEY – La crisi nucleare in Giappone non avrà conseguenze sulle esportazioni di uranio dall’Australia, terza produttrice mondiale del minerale dopo Kazakhstan e Canada. «Ciò che sta accadendo in Giappone non ha alcun impatto sulla nostra posizione riguardo alle esportazioni di uranio», ha assicurato la premier Julia Gillard in un’intervista radio. «Esportiamo uranio e continueremo ad esportarlo. I Paesi attorno al mondo faranno le loro scelte sulle fonti da cui attingere energia». Intanto i principali produttori, le cui azioni hanno subito forti perdite dall’inizio della crisi, affermano che il settore è resistente e continuerà a crescere. «È un’industria più avanzata di ogni altra in materia di sicurezza e ha raggiunto un tale livello pur partendo solo dal 1970», ha detto il direttore esecutivo di Paladin Energy, John Borshoff, assicurando che la caduta in borsa è legata ad una reazione passeggera. L’Australia non utilizza l’energia nucleare, ma possiede più del 30% delle riserve mondiali di uranio sfruttabile ed esporta circa 9.600 tonnellate di ossido concentrato ogni anno, per un valore pari a circa 770 milioni di euro. Malgrado l’opposizione al nucleare nell’opinione pubblica, l’esportazione di uranio è uno dei maggiori obiettivi di politica estera di Canberra, poichè ne rafforza l’influenza in regioni come Cina e Medio Oriente, dove la domanda di energia è in pieno boom.
FUKUSHIMA, 580 PERSONE LAVORANO SU CENTRALE
Sono 580 fra operai, tecnici ed esperti le persone impegnate in prima linea nella battaglia per riprendere il controllo dei reattori surriscaldati della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata dal terremoto e dallo tsunami che hanno colpito il nordest del Giappone. Lo scrive oggi il quotidiano Asahi Shimbun, precisando che negli ultimi giorni altri si sono aggiunti ai 50 «samurai» rimasti nei pressi della centrale la scorsa settimana, nei momenti peggiori della crisi. Più di venti di loro sono stati feriti nelle operazioni, uno in modo grave, quando ha aperto una valvola per permettere al vapore di uscire da una delle «gabbie» che contengono i reattori. Tutti indossano tute integrali protettive e portano con sè un misuratore che suona quando si raggiunge l’80% del massimo livello di radiazioni assorbibile in un giorno. Tra di loro ci sono impiegati della Tepco, la società elettrica che gestisce la centrale, e di due delle sue sussidiarie, oltre a quelli provenienti dalla Toshiba Corporation e dalla Hitachi Ltd., che hanno costruito l’impianto. Anche impiegati della vicina centrale di Kashiwazaki-Kariwa sono stati inviati sul posto, come gli elettricisti che cercano di ripristinare le forniture a Fukushima. (ANSA). NT 21-MAR-11 08:23 NNN
RAPPORTO TEPCO, OMESSE VERIFICHE A FUKUSHIMA
Tepco, in un rapporto del 28 febbraio all’Agenzia per la sicurezza nucleare, ha spiegato di aver omesso alcune verifiche alla centrale nucleare di Fukushima. (Fonte CertineWs)