Toshiba, che la scorsa settimana ha presentato la proposta con la controllata Westinghouse Electric e i partner Usa Babcock & Wilcox e Shaw Group, ha suggerito a Hitachi di rivedere i rispettivi piani in modo da dare vita a un’iniziativa comune nel sito atomico. «Abbiamo fatto una proposta per lavorare insieme, in quanto si tratterà di operare nello stesso impianto», ha spiegato un funzionario della Toshiba al quotidiano Yomiuri, secondo cui la possibile alleanza tra rivali nascerebbe dalla gravità senza precedenti – quattro reattori instabili allo stesso tempo – della crisi ancora in atto a Fukushima. La mossa di Toshiba, secondo quanto risulta all’ANSA, è stata accolta in maniera positiva dai dirigenti di Hitachi, che appena martedì ha illustrato alla Tepco (gestore dell’impianto) e al ministero dell’Industria le linee di azione messe a punto con gli alleati americani General Electric, Bechtel ed Exelon. Allo stato, è certo il decommissionamento dei reattori 1-4, come indicato anche dal numero uno di Tepco, mentre è ancora da definire il destino dei reattori 5 e 6, situati in un’area più separata del sito e non seriamente danneggiati dallo tsunami dell’11 marzo. Il piano di Toshiba si basa sullo smantellamento e messa in sicurezza relativamente breve, entro dieci anni. Hitachi, di contro, avvalendosi dell’esperienza di partner già impegnati nelle crisi nucleari di Three Mile Island (1979) e Chernobyl (1986), ha elaborato un progetto della durata di circa 30 anni.
TOYOTA: PRODUZIONE GIAPPONE RESTA AL 50% FINO A 3 GIUGNO
Toyota Motor ha spiegato che la produzione di veicoli in Giappone resterà pari a circa il 50% del potenziale normale tra il 10 maggio e il 3 giugno prossimi. Al termine del periodo, si legge in una nota, la compagnia nipponica deciderà sulla produzione dopo aver valutato la situazione dei suoi fornitori e delle altre aziende, sempre in relazione ai danni provocati dal sisma/tsunami dell’11 marzo. L’annuncio di oggi segue quello precedente sulla produzione al 50% in tutte le sue strutture nipponiche dal 18 al 27 aprile, prima della tradizionale settimana di vacanza che andrà avanti fino al 9 maggio.
TEPCO VERSERÀ 50 MLD YEN DI INDENNIZZI PROVVISORI
La Tepco, gestore della disastrata centrale di Fukushima n.1, verserà circa 50 miliardi di yen, pari a 420 milioni di euro, a titolo di indennizzi provvisori per i danni causati dalla crisi nucleare. Lo ha annunciato il ministro dell’Industria, Banri Kaieda, secondo il quale ogni famiglia colpita riceverà 1 milione di yen (8.500 euro).
GIAPPONE: AUSTRALIANA QANTAS RIPRENDE VOLI PER TOKYO
La linea aerea australiana Qantas riprenderà i voli quotidiani diretti Sydney-Tokyo dal 19 aprile, tenendo conto dei miglioramenti apportati alle infrastrutture nell’aeroporto di Narita. In seguito al terremoto e allo tsunami del mese scorso, il ‘canguro volantè ha operato i voli Sydney-Tokyo con scalo a Hong Kong, per evitare che gli equipaggi prendessero le pause di riposo nella capitale giapponese, a causa dei problemi di trasporto e di interruzione di corrente. Il direttore esecutivo della Qantas Alan Joyce ha detto oggi che la compagnia ha lavorato a stretto contatto con enti regolatori locali e internazionali, oltre che con il governo australiano, per monitorare la situazione in Giappone. «In base alle informazioni di queste autorità e alle nostre valutazioni, la Qantas ritiene ora che i servizi delle infrastrutture siano tornati alla normalità. I nostri equipaggi potranno nuovamente prendere pause di riposo appropriate», ha aggiunto.
BANKITALIA, MODERATO IMPATTO SU ECONOMIA MONDIALE
«Le implicazioni per l’economia mondiale sarebbero nel complesso moderate, data la relativa chiusura internazionale dell’economia nipponica». È quanto afferma Bankitalia nell’ultimo Bollettino economico, parlando dell’impatto del sisma che ha colpito il Giappone. «Gli effetti maggiori riguardano le interruzioni dell’offerta di beni intermedi utilizzati nelle catene globali di produzione» spiega l’istituto, aggiungendo che «l’impatto della maggior domanda da parte del Giappone di combustibili fossili (gas liquido e carbone) per compensare la minore produzione di energia elettronucleare, appare, invece, al momento trascurabile; esso potrebbe assumere rilevanza nel caso in cui il paese decidesse di interrompere l’attività delle centrali elettronucleari più obsolete (cioè quelle con oltre 30 anni), che attualmente forniscono oltre il 9 per cento della produzione elettrica complessiva nazionale». Secondo le autorità giapponesi i danni relativi alla distruzione delle infrastrutture, delle abitazioni e del capitale produttivo industriale, inclusi quelli agli impianti nucleari di Fukushima, sarebbero compresi tra il 3,3 e il 5,2 per cento del PIL. Le stime elaborate da istituti internazionali e da previsori privati sono in media più contenute, collocandosi tra l’1,5 e il 4,2% del pil. (Fonte CertineWs)