E non ci aspettiamo niente dal futuro». Mattassi puntualizza che l’incidente di Chernobyl, anche quello di livello 7, non è paragonabile, perchè in Ucraina ci fu l’esplosione del reattore «che ha influito sulla qualità dell’aria -precisa- e le ricadute arrivarono sulla popolazione in tutta Europa a livello significativo, fino a 1.000 km di distanza». Invece in Giappone, ribadisce Mattassi, l’evento ha sì prodotto «una emissione significativa localmente, che si è diffusa in atmosfera attraverso il vapore contaminato», ma le concentrazioni rilevate qui, afferma, «sono trascurabili». Mattassi non è preoccupato nemmeno per lo sversamento di acqua radioattiva nel Pacifico: «Quello che da Fukushima sversano in mare -sostiene- resta lì. Lo iodio si dimezza in 8 giorni, il cesio rimane circoscritto perchè è un metallo che non va in soluzione e si sedimenta in un’area presumibilmente limitata. Quel poco di plutanio e uranio fuoriusciti -sottolinea- sono rimasti lì, circoscritti in un’area limitata e nessuno gli ha trovati in atmosfera».
«Nonostante l’esplosione del reattore -aggiunge Mattassi- a Chernobyl non abbiamo visto nè uranio nè plutonio, ma sostanzialmente cesio, iodio e un pò di tallio, i cosiddetti radionuclidi artificiali che derivano dalla fissione nucleare». «Nulla di simile -spiega Mattassi- a quanto avvenne negli anni ’60 con gli esperimenti nucleari, che ebbero delle ricadute significative sull’umanita». E allora, di quegli esperimenti si sapeva poco o niente. Infine, il direttore dell’Arpa annuncia che il prossimo 22 giugno si terrà a Udine un convegno organizzato proprio dall’Arpa Friuli Venezia Giulia a livello internazionale sul tema ‘Venticinque anni dopo Chernobyl’. «Ovviamente -conclude Mattassi- parleremo anche di quello che è accaduto a Fukushima». (Fonte CertineWs)