A seguito della perdita di materiale radioattivo causata dai danni del sisma/tsunami dell’11 marzo, le autorità nipponiche avevano disposto l’evacuazione nel raggio di 20 km dalla centrale di Fukushima, più altri 10 km di cosiddetta area di rispetto. Greenpeace, sulla base delle analisi effettuate intorno al sito, aveva chiesto l’estensione della zona di evacuazione fino a 40 km, diventati addirittura 80 km secondo le valutazioni fatte dagli Stati Uniti che avevano così causato qualche scintilla nei rapporti con l’alleato giapponese.
TEPCO, IN MARE 15.000 TON. ACQUA RADIOATTIVA
La Tepco, il gestore dell’impianto nucleare di Fukushima, ha reso noto che da domani potrebbe riversare nell’oceano Pacifico 15.000 tonnellate di acqua radioattiva. Lo riferisce la Kyodo.
ESPERTI, RADIAZIONI IN MARE TRAGEDIA PER ECOSISTEMA
Il rilascio di acqua radioattiva nell’oceano a Fukushima rischia di essere una vera tragedia per l’ecosistema marino dell’area, soprattutto per le mutazioni genetiche che possono colpire i pesci. Lo affermano diversi esperti, secondo cui la capacità del mare di diluire le radiazioni potrebbe venir meno in caso di rilascio per lunghi periodi di tempo. «Questa – afferma il biologo marino Silvio Greco – è una vera e propria catastrofe, perchè i radionuclidi agiscono sul Dna, quindi oltre alla mortalità immediata ci sono effetti a lungo termine. Quantificare il danno è molto difficile, perchè gli unici studi scientifici sono stati fatti dopo i test nucleari degli anni ’50, e i risultati sono segreti, ma sulla base degli effetti sull’uomo si possono ipotizzare scenari veramente tragici». Uno dei problemi principali è che le radiazioni interferiscono con la riproduzione: «Il contatto con le sostanze radioattive può provocare delle ‘mutazioni bizzarrè nella progenie dei pesci – spiega al National Geographic Joseph Rachlin, director of Lehman Collegès Laboratory for Marine and Estuarine Research di New York – che si riflettono nella loro capacità di riprodursi. L’oceano ha una grande capacità di diluizione, ma se la contaminazione durerà per mesi c’è un forte rischio per l’ecosistema». Il precedente di Chernobyl in questo caso non è molto d’aiuto, perchè l’incidente è avvenuto lontano dai mari. Secondo uno studio dell’Onu la radioattività nel mare del Nord, raggiunto dalla nube, è diminuita velocemente, mentre più compromessi sono stati laghi e fiumi, dove dopo 15 anni erano ancora presenti tracce dei radionuclidi. (Fonte CertineWs)