circa sette tonnellate, era nascosto in un container che trasportava latte in polvere ed era destinato al Medioriente. Quando gli investigatori hanno aperto il container, hanno trovato dei sacchi di juta. Ma tolti i sacchi, più o meno verso la metà del container, è stato trovato l’esplosivo, diviso in panetti. La competenza per il reato ipotizzabile, traffico internazionale di esplosivo, è della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Il Semtex, uno degli esplosivi il cui uso è stato spesso accertato nell’esecuzione di molti attentati, è un esplosivo a base di pentrite e T4. A base di T4 sono stati confezionati anche gli ordigni utilizzati nelle stragi di mafia del 1992 e del 1993, da quelle in cui furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e per gli attentati di Milano, Roma e Firenze, ma anche per le stragi alla stazione di Bologna e quella del Rapido 904. Per il procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, si tratta di un traffico molto fuori rotta. Non molto tempo fa, sempre a Gioia Tauro, furono trovate tonnellate di rifiuti destinati ad Hong Kong. Va fatta luce sul ruolo logistico dello scalo.Ci si interroga attorno alle due principali ipotesi: se il carico si trovasse a Gioia Tauro per uno scalo tecnico del mercantile che lo trasportava o se invece perché una parte dell’esplosivo doveva concludere il suo viaggio proprio in Italia. Sono stati avviati accertamenti per ricostruire tutto il percorso seguito dal mercantile a bordo del quale si trovava il container. L’indagine s’inserisce nell’attività investigativa che da tempo la Dda di Reggio Calabria sta svolgendo sul porto di Gioia Tauro sul possibile utilizzo dello scalo per i traffici internazionali di armi e droga gestiti dalla ‘ndrangheta. Un ruolo che e’ emerso in passato da numerose inchieste condotte dalla Dda di Reggio Calabria. L’elemento nuovo che emerge dopo la scoperta ieri del T4 è il possibile inserimento del porto di Gioia Tauro nei traffici internazionali di esplosivo. (Fonte CertineWs)