Assolutamente pioniere di tutti gli schemi di qualità che successivamente l’Unione Europea avrebbe redatto. E’ ancora l’unico Regolamento che rispetto ad una attività economica classica, la produzione primaria, obbliga l’operatore ad anteporre il beneficio dell’ambiente e della collettività a quello del profitto di impresa.
Con 20 anni di storia alle spalle, oltre 9 milioni di ettari convertiti al metodo biologico ed oltre 200.000 operatori certificati nel mondo, il biologico è un settore che vale circa 20 miliardi di euro in Europa e più di 3 con oltre 130.00 occupati nella sola Italia. Numeri che dimostrano la fattibilità economica della produzione biologica e sono confermati anche dalla maggiore redditività raggiunta in agricoltura dalle aziende bio. Proprio le aziende biologiche, prima di tutti, hanno creduto nella multifunzionalità, prima di tutti si sono inventate nuovi modelli di distribuzioni che le rendessero più indipendenti da un filiera tradizionale che ha concentrato tutto il reddito nella parte distributiva.
E’ una storia di successo, nonostante i continui colpi bassi (vedi ultima attacco su E.coli) e l’abbandono di attenzione delle politiche pubbliche che in questi ultimi anni hanno lasciato il biologico a se stesso.
L’innegabile riscontro dato dai milioni di cittadini europei che quotidianamente consumano prodotti biologici senza distinzione di censo (il bio si trova ovunque e per tutte le tasche) non deve far credere che il solo mercato possa retribuire gli sforzi incredibili che gli operatori del bio si stanno sobbarcando per salvaguardare la biodiversità, la fertilità dei suoli, il paesaggio e nello stesso tempo garantire la più alta sicurezza alimentare. È venuto il momento di una profonda rivisitazione delle politiche per dare il giusto riconoscimento a queste persone che lavorano principalmente per la collettività. È anche il momento di rivedere completamente il sistema di certificazione che è nato per un settore piccolo fatto da pochi attori, ma che non ha avuto la capacità di aggiornarsi per rispondere alle sfide che vengono dalle importazioni extra UE sempre più massicce e di trovare risposte adeguate alle richieste delle agricolture europee (dalle micro aziende in vendita diretta alla certificazione di interi territori).
La svalutazione del biologico con processi di convenzionalizzazione del processo produttivo, o la promozione del settore solo come opportunità di mercato da soddisfare con gli acquisti a livello mondiale senza il pieno coinvolgimento degli agricoltori europei, sono gli elementi di criticità che in questo felice compleanno si deve sottolineare.
Il biologico è un agente di cambiamento che interroga e spinge la società a trovare modelli di produzione sempre più sostenibili ed eticamente orientati, ma cambia e si evolve lui stesso perché, per noi, la ricerca di nuove frontiera di sostenibilità ed di modelli organizzativi è il nostro pane quotidiano. Per questo, in occasione del ventesimo compleanno del biologico europeo è stato pianificato un appuntamento al Congresso Federale di AIAB, che si celebrerà a Milano dal 1 al 4 dicembre, per confrontarsi sulle nostre nuove vie di ricerca ed nuovi orizzonti del biologico.
AIAB festeggia il ventennale del regolamento europeo sul biologico in tutta Italia, con almeno un’iniziativa per Regionale. A Roma AIAB propone il Convegno ’20 anni di biologico europeo’ alla Città dell’Altra Economia di Testaccio (largo Dino Frisullo), un momento di riflessione collettiva per raccontare la storia, le buone pratiche e le eccellenze del settore, nonché per raccogliere le sfide che ci pone il futuro. Ma anche un momento di festa: al termine del convegno ci sarà infatti un aperitivo rigorosamente bio per brindare ai primi 20 anni “Bio”. (fonte CertineWs)