Sul delicato tema è intervenuto Carlo Jean, presidente del Centro Studi di Geopolitica Economica. Il Professore ha asserito che il ritorno alla produzione dell’energia nucleare è un passo necessario per lo sviluppo tecnologico dell’Italia che, dal referendum contro il nucleare, è rimasto bloccato e arretrato dal punto di vista energetico. L’atomo è inoltre importante perché le imprese italiane continuano a fare grossi investimenti all’estero, impiegando quelle risorse economiche che oggi, in un momento così delicato come il dopo-crisi, sarebbero fondamentali per creare nuovi posti di lavoro, specialmente per i giovani. Per di più, la logica del “no al nucleare” ha spinto le imprese del settore a comprare l’energia prodotta in altri Paesi, talvolta anche vicino alle nostre frontiere, rendendo l’Italia sempre più dipendente dal punto di vista energetico. Inoltre, sorprendentemente, quella nucleare è l’energia più umanitaria esistente al mondo. Se prendiamo il numero di vittime che si sono registrate producendo una stessa unità di energia, il settore che ha avuto più decessi è, di gran lunga, l’idroelettrico, seguito dalle morti registrate nelle miniere dove si estrae il carbone. Per quanto riguarda il nucleare, invece, nella storia si sono verificati solo due grandi incidenti: quello della centrale di “Three Mile Island”, vicina a New York, dove nel 1979 tre operai vennero irraggiati, ma non morirono e tutt’ora sono vivi grazie alle nuove cure e tecnologie mediche; e l’altra è la tragedia di Chernobyl, un incidente che è stato esaltato dai media. A dimostrare ciò, le grosse divergenze che appaiono nei due rapporti dell’Onu: in un rapporto si legge che dal 1986 ad oggi le vittime sono state 59, mentre nel secondo sarebbero 560. Il nucleare, per il Professor Jean, è indubbiamente l’energia più sicura per l’uomo. (Fonte CertineWs)