e Legambiente, che quest’anno si è svolta il 4 ottobre contemporaneamente in cento citta’ italiane. Secondo elaborazioni dei dati del Sinab (Sistema d’Informazione nazionale sul’Agricoltura biologica), le aziende biologiche emiliano romagnole sono 3.525, il 7,3% in meno dell’anno scorso, un calo ben piu’ consistente di quello registrato a livello nazionale dove le aziende sono 46.654, con una diminuzione dell’1,2%. Le cause del calo, secondo Coldiretti, non possono essere imputate alla domanda, che, anzi, ha fatto registrare un aumento del 5,4%, ma a una concorrenza spesso sleale di produzioni straniere. In Emilia Romagna aumentano, oltre alle mense, anche le aziende che fanno vendita diretta (292 aziende, con un aumento +27,7% sull’anno precedente), gli agriturismi (151 aziende; +29%), i gruppi di acquisto (44 gruppi, +33%). Tuttavia crescono anche le importazioni dai Paesi terzi (+30%), con prodotti che possono essere spacciati ”made in Italy” per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la reale origine del prodotto. Si tratta di cereali asiatici, ortaggi africani, colture industriali dell’Est Europa, frutta dell’America del Sud, prodotti trasformati dell’Africa e dell’America Centrale. C’e’ il rischio che vengano immessi sul mercato prodotti biologici che non rispettano gli stessi standard di quelli europei, ingannando il consumatore. Per questo occorre intervenire con misure di trasparenza introducendo il marchio del biologico italiano. Inoltre soprattutto nelle mense pubbliche bisogna dare piu’ valore e quindi premiare anche la vicinanza tra il luogo di consumo e quello di produzione, introducendo il concetto del ‘km zero’. In questo modo si risponde anche ai principi del protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra. Il trasporto di prodotti alimentari su percorrenze ridotte, significa meno CO2 e, quindi, minore impatto ambientale. In questo modo viene favorita negli alunni la conoscenza dei prodotti del territorio e della loro stagionalita’. Un’indicazione in questa direzione dovrebbe venire dalla stessa Assemblea legislativa regionale che, su sollecitazione di 50 mila firma raccolte da Coldiretti, all’inizio del 2008 aveva approvato un ordine del giorno che impegnava la Giunta regionale a predisporre provvedimenti ed iniziative che, nel rispetto delle norme comunitarie, statali e regionali, permettessero di perseguire l’obiettivo di valorizzare i prodotti locali. (Fonte Adnkronos)