«La promozione della vaccinazione antinfluenzale è una delle politiche di salute pubblica più in vista e più aggressive» scrive Peter Doshi sul British Medical Journal. «Vent’anni fa, nel 1990, negli Usa erano disponibili 32 milioni di dosi di vaccino. Oggi sul mercato americano vengono immesse ogni anno circa 135 milioni di dosi. Questo aumento enorme non è stato dovuto a un incremento della domanda proveniente dalla gente, ma a campagne che hanno insistito su un messaggio semplice e diretto, reso incontrovertibile: l’influenza è una malattia grave, siamo tutti a rischio di complicazioni, il vaccino è di fatto privo di rischi e la vaccinazione salva delle vite». Ma, prosegue Doshi, «il vaccino potrebbe avere meno benefici ed essere meno sicuro di quanto viene detto e i rischi dell’influenza sono sovrastimati».
La produzione di vaccino antinfluenzale è cresciuta parallelamente all’aumento del bisogno percepito del vaccino stesso, continua lo studioso. Negli anni ’90 l’obiettivo era diminuire la mortalità da influenza e, poiché la maggior parte delle morti avveniva negli anziani, la vaccinazione era stata indirizzata su di loro. Ma dal 2000 il concetto di chi fosse «a rischio» si è rapidamente ampliato, arrivando a comprendere l’intera popolazione. Oggi le linee guida raccomandano il vaccino dai 6 mesi di età fino alla morte. Ma su quali studi si sono basati i Centres for Disease Control (CDC) americani per formulare tale raccomandazione? Sostanzialmente due, spiega Doshi; uno del 1952 sulla riduzione del rischio di polmonite che attestava anche «una riduzione dal 27 al 30% di morti per tutte le cause» e un altro secondo cui la riduzione delle morti per tutte le cause arrivava addirittura al 48%. «Se fosse vero, queste statistiche indicherebbero che i vaccini antinfluenzali possono salvare più vite di ogni altro farmaco mai autorizzato sul Pianeta. Fin dal 2005, ricercatori non appartenenti ai Cdc hanno sottolineato come appaia impossibile che i vaccini antinfluenzali possano prevenire il 50% delle morti per tutte le cause quando si stima che l’influenza causa solo il 5% dei decessi che avvengono nella stagione invernale. Sul sito dei Cdc si leggono numeri di decessi per influenza che possono andare da 3 mila fino a 49 mila. Ma le morti registrate per influenza sono andate diminuendo nettamente nel ventesimo secolo prima che partissero le grandi campagne di vaccinazione degli anni 2000. E non si dimentichi che ogni anno centinaia di migliaia di casi di patologie respiratorie sono oggetto di analisi nei soli Stati Uniti e in media solo il 16% viene trovato positivo all’influenza.
CertineWs/MD