La Cassazione ha respinto il ricorso con il quale l’architetto catalano Santiago Calatrava – una delle archistar più celebri – ha cercato di sottrarsi al processo per danni contabili in corso davanti alla Corte dei Conti del Veneto, che gli ha chiesto quasi quattro milioni di euro di risarcimento per la lievitazione dei costi del Quarto ponte sul Canal Grande, a Venezia, del quale ha firmato il discusso progetto. Ad avviso della Suprema Corte, infatti, Calatrava era anche il direttore dei lavori.
A seguito di questa decisione della Suprema Corte, depositata il 22 settembre 2014 con le motivazioni della sentenza 19891 delle Sezioni Unite Civili, il prossimo 13 novembre potrà riprendere il procedimento a carico dell’archistar fissato per quella data dalla Corte dei Conti del Veneto in attesa di questo verdetto degli “ermellini”.
Senza successo, i legali dell’architetto – avvocati Pierluigi Piselli e Marco D’Alberti – hanno sostenuto che a Calatrava, che nel 1996 aveva donato al Comune di Venezia il progetto del ponte, era stata affidata «la sola consulenza artistica e che, in ogni caso, giammai né aveva avuto la gestione diretta di denaro pubblico, né aveva potuto concretamente influire sulla stessa».
Secondo la tesi difensiva, Calatrava aveva sottoscritto solo un contratto di consulenza artistico ed era totalmente estraneo «all’approvazione delle perizie di variante e ai maggiori costi di manutenzione, oggetto di contestazione».
Gli ermellini hanno ritenuto «infondato» questo punto di vista e hanno ricordato all’archistar che i «già penetranti compiti» a lui conferiti in precedenza vennero ulteriormente «implementati» con provvedimento dirigenziale del 16 maggio 2003 in relazione all’incarico di consulente alla direzione dei lavori. Tali compiti concernevano, tra l’altro, «il controllo di eventuali integrazioni e modificazioni di dettaglio proposte dall’appaltatore, quello architettonico degli elaborati costruttivi di officina, i sopralluoghi in cantiere finalizzati a verificare la corretta interpretazione del progetto».
E tale implementazione dei compiti – sottolinea la Cassazione – era stata considerata necessaria «proprio in ragione della ritenuta insufficienza dell’intervento del consulente ai soli aspetti architettonici (e delle forme) del progetto costruttivo, e non estesa, dunque, all’attività di consulenza circa la regolare esecuzione delle carpenterie metalliche principali e secondarie». Invece, con l’incarico supplementare conferito a Calatrava nel maggio 2003, si intese affidargli – spiega la Cassazione – anche il compito «di analisi e verifica delle proposte tecniche e richieste di chiarimento da parte del costruttore relative alle strutture in acciaio e non, di supervisione e approvazione dei disegni di fabbrica, di suggerimenti e raccomandazioni in favore della direzione dei lavori».
Il Quarto ponte è costato quasi 12 milioni di euro anziché 6,7 come inizialmente stimato e ci sono voluti 2052 giorni per costruirlo e non 456 come da progetto.