Un dato che è fisiologicamente più sensibile perchè può anticipare una nuova inversione di tendenza. Dopo il forte aumento del mese precedente, la riduzione mese su mese è l’effetto di un calo del 2,6% degli ordinativi interni e del 12,1% di quelli esteri; nella media del trimestre gli ordinativi totali sono aumentati del 6,7% rispetto al trimestre precedente. Nel confronto con il mese di aprile 2010, gli ordinativi grezzi registrano una crescita del 5,8%. Su base annua, invece, a trainare la crescita, è il mercato estero (+7,3%); sull’interno, infatti, la dinamica risulta più moderata (+4,9%). Si tratta di dati tendenziali positivi, ma in rallentamento rispetto ai mesi precedenti. Guardando ai diversi settori economici, su base annua le variazioni positive più forti toccano le fabbricazioni di prodotti chimici (+22,0%), la metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+9,9%) e le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+7,6%); una variazione negativa si registra nella fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (-19,1%).
Il fatturato dell’industria è invece aumentato, al netto della stagionalità, dell’1,5% rispetto al mese precedente, con incrementi dell’1,7% sul mercato interno e dell’1,3% su quello estero. Nella media degli ultimi tre mesi (febbraio-aprile), l’indice è cresciuto del 4,2% rispetto ai tre mesi precedenti (novembre-gennaio). Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 contro i 21 di aprile 2010) il fatturato cresce in termini tendenziali del 14,2%. Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano aumenti congiunturali del 5,0% per i beni strumentali, del 2,3% per l’energia e dell’1,6% per i beni di consumo; all’interno di questi ultimi, i durevoli diminuiscono del 3,0%, mentre i non durevoli aumentano del 2,5%. I beni intermedi registrano una diminuzione dell’1,0%. Nel confronto tendenziale, il contributo più ampio alla crescita del fatturato viene dalla componente estera relativa ai beni intermedi. I settori di attività economica per i quali si registrano, rispetto ad aprile 2010, gli incrementi maggiori del fatturato totale sono quelli della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+30,1%) e delle fabbricazioni di prodotti chimici (+26,1%).
La maggioranza delle aziende italiane «continua ad arrancare», è la disamina di Guidalberto Guidi, presidente di Confindustria Anie, interpellato dall’Adnkronos. Proprio il secondo dato, secondo l’industriale, è il più rilevante perchè «indica il trend per il futuro». «Abbiamo la sensazione che ci sia un raffreddamento, che ci siano segnali di uscita dalla crisi ma che non siamo usciti completamente dal vortice», spiega Guidi. «La sensazione è che stiamo assistendo a una suddivisione in due settori: c’è un gruppo di imprese che negli ultimi 8-10 anni ha dimenticato il termine dividendi e ha investito in ricerca e sviluppo, alzando l’asticella del contenuto tecnologico, e si sono multilocalizzate, diventando multinazionali tascabili». Si tratta di imprese, prosegue Guidi, che «sono riuscite a raggiungere livelli di eccellenza in tutto il mondo, magari in una nicchia di mercato». Dall’altra parte, «c’è la maggioranza delle aziende che sta arrancando» di fronte a una ripresa che «presenta due caratteristiche: il 90% è da export; non crea nuovi posti di lavoro».
Fa riferimento all’azione del governo la Cisl. «Non è più possibile pensare ad una ripresa economica spontanea perchè si corre il rischio di perdere interi pezzi del nostro sistema industriale», sostiene il segretario confederale Luigi Sbarra. «C’è bisogno di una più concreta politica industriale da parte del governo, che indirizzi le ristrutturazioni e le riconversioni in atto e, come da noi richiesto con la grande manifestazione di sabato scorso, diventa necessario concretizzare una riforma integrale e radicale del fisco per ridurre il peso della tassazione sui redditi da lavoro, da pensione e sulle stesse imprese», prosegue. Ancora una volta «ci troviamo davanti a dati contraddittori che confermano una ripresa economica instabile: non possiamo adagiarci sugli allori», avverte il segretario confederale dell’Ugl, Cristina Ricci, che suggerisce: «si deve guardare a una nuova politica industriale che si basi anche su incentivi diretti alle imprese, purchè vincolati al mantenimento della produzione e dell’occupazione in Italia». Guarda con preoccupazione al dato sugli ordini anche il Codacons. «Le chiacchiere del governo stanno a zero. Basta questo dato, infatti, per dimostrare che hanno torto quelli che, nei mesi scorsi, hanno esultato sostenendo che la ripresa era ormai in atto e la crisi era finita». La verità è, prosegue l’associazione, che «i consumi delle famiglie sono ancora al palo e che, fino a che non risaliranno, gli ordinativi dell’industria non potranno certo decollare». (fonte CertineWs)