“Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo” diceva Ippocrate nel 400 a.C. Invece come spiega il dottor Camillo Ricordi, erede della grande famiglia di discografici, direttore del Diabets Reserch Institute di Miami e Presidente dell’Ismett di Palermo, “sull’uomo moderno si è scatenata the perfect nutritional storm”. Una tempesta perfetta di prodotti alimentari con indice glicemico altissimo, zuccheri e grassi che il nostro organismo non riesce a bruciare, alimentando così una infiammazione a bassa intensità, cronica e “silente”, innescata da una dieta sbagliata, pronta ad accelerare i processi patologici. Invertire la situazione si può, per esempio mangiando almeno cinque porzioni di frutta e verdura fresca al giorno. Camillo Ricordi pensa persino a un fast food economico e salutista: “Una catena che segua i principi della dieta mediterranea. Elemento base la pasta, che ha indice glicemico nettamente inferiore al riso, patate e pane bianco. Si potranno aggiungere verdure, pesce, legumi, olio d’oliva. Evitando sughi con grassi animali, vegetali scadenti e burro. E stando attenti alla quantità.
“La spesa alimentare” dice Domenico Brisigotti, direttore dei prodotti a marchio Coop, “è l’unica voce comprimibile nel budget di una famiglia; in Italia, va detto, per riempire dispensa e frigorifero si destinano il 17 per cento del reddito familiare. E certo, la percezione della crisi spinge ormai quasi tutti a ricercare le alternative più convenienti, rincorrendo le promozioni, e più in generale il prezzo più basso. Questo fa del consumer, in fondo, un infedele: compra là dove lo porta attivamente il risparmio”.
Ma cos’è davvero il risparmio? Brisigotti dice: “il risparmio non è solo legato al prezzo del prodotto. Mi resterà sempre nella mente la lettera di un pizzaiolo. Il signore ci segnalava come una determinata scatola di conserva di pomodoro fosse, nel rapporto fra il prezzo, la resa e la qualità, la migliore scelta possibile nella sua attività professionale”. Insomma quei pelati e solo quelli, permettevano al business del piazzaiolo di avanzare. Ora, è evidente che il grado di attenzione applicato da un consumatore di questo tipo si configura come una scelta consapevole, che non è proprio un comportamento diffuso. Nella maggior parte dei casi la scelta all’acquisto è emotiva, soggetta più a valutazioni momentanee, magari persino legate allo stato d’animo, o più banalmente dalla necessità di non sottrarre tempo al resto della vita. “Sul versante della qualità per esempio Coop ha fatto la scelta di puntare sulla sicurezza”, dice Brisigotti,”ma è il livello della sicurezza che spesso resta ignorato dal consumatore, anche il nostro più fedele. Per esempio tutti sanno che non usiamo prodotti e materie prime Ogm, pochissimi sono a conoscenza dell’assenza di micotossine in alcune nostre materie prime. Per esempio caffè e cioccolato, con i loro derivati, tutti a marchio Coop sono privi di queste sostanze che nuociono gravemente alla salute. Ovviamente una maggiore selezione comporta un prezzo certo superiore, ma è proprio lì che il consumatore trova il vantaggio per sè: in questo caso la tutela della sua salute”.
Fonte: CertineWs/MD