“In questa fase di ripartenza la trasformazione solida e creativa deve restare al centro, come volano per tornare a crescere e aumentare la competitività del sistema Paese. Iniziative come quella annunciata dal governatore Visco nelle Considerazioni finali di dar vita a Milano ad un hub di ricerca e sperimentazione fintech vanno nella direzione giusta, sono parte integrante di quella resilienza che permette in molti contesti una pronta risposta alla crisi. E allo stesso tempo l’hub di ricerca e sperimentazione fintech può stimolare anche i nostri migliori talenti su ambiti strategici, finanziari e tecnologici per affrontare le sfide sociali ed economiche con uno sguardo già rivolto al futuro, che appartiene a loro”. Così, in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia Alessandro Mercuri, amministratore delegato Deloitte Consulting.
“Deloitte – ricorda – proprio sulla trasformazione ‘disruptive’ ha incentrato il suo piano di sviluppo, è a disposizione per far nascere idee nuove grazie ad un osservatorio privilegiato, con presenza capillare sul territorio, ma che può contare su un network globale presente in quasi 150 Nazioni nel mondo. Milano è per noi una delle sedi principali a livello europeo e per il network ci sono in programma importanti investimenti in tecnologie e capitale umano, ma anche per il Paese la città rappresenta la principale piazza finanziaria del Paese, che può fare da traino a un centro di trasformazione digitale di respiro europeo”.
“Come fortemente delineato dal report dell’Irving fisher committee on central bank statistics – sottolinea Mercuri – l’esistenza delle banche centrali sarà determinata dalla loro capacità di innovare e di continuare a proporre i metodi di scambio di valore più affidabili. La capacità di innovare parte dall’acquisizione e rielaborazione di dati, e ad oggi le soluzioni fintech non sono facilmente monitorabili. Il fintech crea quindi uno scompenso nei bilanci degli istituti, che va ad indebolire la capacità di forecast e quindi di intervento. Questo fenomeno viene definito come fintech data gap”.
Secondo lo studio, “le banche centrali sono le autorità più attive nella raccolta di dati fintech. Oltre il 50% di esse afferma di raccogliere già dati, mobilitando diversi tipi di informazioni e una varietà di fonti. Al contrario, solo un terzo delle loro controparti nazionali coinvolte nella regolamentazione finanziaria raccoglie dati”.
Pertanto “il progetto risponde a due principali esigenze: avere un contatto diretto con gli attori nazionali per poter avere un accesso privilegiato alle nuove tecnologie e promuovere schemi di data-sharing tra pubblico e privato. Fattore particolarmente efficace per colmare i fintech data gaps, specialmente nelle giurisdizioni ‘low-fintech’, come l’Italia, dove i clienti domestici sono generalmente serviti da società straniere di fintech che operano da hub regionali. Questa iniziativa si colloca in linea con le politiche degli altri istituti centrali europei e non, seguendo l’esempio irlandese, rumeno, francese e singaporiano, per citarne alcuni”.
“Deloitte – fa notare Alessandro Mercuri – da anni è leader nella consulenza sia a livello finanziario, sia come hub di trasformazione tecnologica.
La capacità di mettere insieme diversi ambiti è uno dei nostri punti di forza e questo ci ha permesso di occuparci con successo anche di fintech favorendo ‘lo sviluppo di un’economia digitale diffusa e sicura’, come ha giustamente detto Visco, che è ormai un obiettivo imprescindibile per qualunque economia avanzata. E l’Italia, con Milano a guidare, ha tutti gli strumenti per dare il suo contributo”.