Morti sul lavoro, i numeri del primo trimestre 2011

E la tragedia si rinnova quotidianamente. “L’ultimo più sconvolgente incidente mortale è avvenuto in Sardegna alla raffineria Saras lunedì – racconta il presidente dell’Osservatorio l’ingegnere Mauro Rossato – un operaio venticinquenne durante le operazioni di manutenzione è rimasto intossicato da idrogeno solforato; e l’episodio ha, purtroppo, gli stessi tragici contorni del dramma che si è consumato a Capua alla fine della scorsa estate e dove morirono altri tre lavoratori per le esalazioni tossiche durante la bonifica di una cisterna”.
“La conclusione, dunque, è piuttosto amara prosegue Rossato – perché è ovvio che la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro non è entrata sufficientemente a far parte della quotidianità imprenditoriale nostrana”.
Tant’è che le vittime dei primi tre mesi di quest’anno sono 23 in più rispetto al primo trimestre del 2010. E nel mese di marzo sono state 31 le morti bianche registrate in Italia.
La Lombardia, continua ad occupare il primo posto nella graduatoria nazionale per numero di vittime (16), seguita da Emilia romagna (15), dal Piemonte (14), dalla Sicilia (11), dalla Campania (9) e dal Veneto (7).
L’unica regione che in questo periodo non è stata toccata dal dramma è il Molise. Una vittima in Sardegna, e 2 in Valle D’Aosta e Friuli Venezia Giulia. Ma la situazione e le classifiche cambiano quando gli esperti dell’Osservatorio Vega Engineering analizzano le morti bianche rispetto alla popolazione ‘occupata’. E così sono le regioni più piccole a salire in cima alla classifica. Cominciando proprio dalla Valle D’Aosta che fa rilevare un indice di incidenza sugli occupati pari a 35,5 contrro una media nazionale di 7,3. Seconda la Basilicata con un indice di 21, terzo il Trentino Alto Adige (8,6), quarta l’Umbria (8,2) e quinto è l’Abruzzo (8,1). Decisamente al di sotto della media i valori rilevati in Lombardia (3, 7), in Veneto (3,3) e in Puglia (3,2). Ed è proprio rispetto a questi parametri – che ‘relativizzano’ la morte rispetto agli occupati – che il Sud indossa la maglia nera quando si parla di morti bianche con un indice pari a 6,1, seguito dal 5,4 del Nordovest del Paese, dal 5,3 delle Isole e dal 4,3 del Centro. L’area maggiormente ‘virtuosa’ in tal senso risulta essere il Nordest (3,9).
Milano è la provincia maggiormente colpita dall’emergenza con 8 morti, seguita da Torino (6), Catania, Napoli e Bologna (4), da Messina, Savona, Teramo, Bolzano, Cuneo e Roma (3). Sul fronte dell’incidenza è invece sempre Aosta a detenere lo sconfortante primato (35,5). Seguita da Matera (30,7) e da Terni (25,2); quarta è Biella (25,1) e quinta è Teramo (24,8).
Ancora l’agricoltura in primo piano con il 35,1 per cento delle morti bianche registrate da Vega Engineering nel primo trimestre dell’anno(dati disponibili nel sito www.vegaengineering.com ), seguita dal settore delle costruzioni (21, 9 per cento delle vittime – era il 18, 1 a febbraio). Sconfortante è poi il confronto tra le morti bianche in agricoltura registrate dagli esperti di Vega Engineering nel primo trimestre del 2010 (28) con quelle di quest’anno (40, vale a dire dodici vite spezzate in più).
Mentre a distanza si trovano le percentuali delle vittime del lavoro rilevate nel commercio all’ingrosso e al dettaglio e nelle attività artigianali (12,3 per cento – erano poco più del 9 per cento nel primo bimestre), nei trasporti, magazzinaggi e comunicazioni (5,3 per cento), nei servizi (4,4 per cento), nello smaltimento rifiuti così come nella produzione distribuzione manutenzione di energia elettrica, acqua e gas (3,5 per cento). E ancora, il 2,6 per cento dei decessi è stato registrato nello smaltimento dei rifiuti.
La caduta dall’alto, poi, è la prima causa di morte (28,1 per cento del totale delle morti bianche), seguita dallo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti (25,4 per cento). Ricordiamo che la caduta dall’alto tra gennaio e marzo 2010 aveva provocato la morte di 28 lavoratori e quest’anno le vittime sono 32.
Si continua a morire piuttosto frequentemente per il ribaltamento di un veicolo o di un mezzo in movimento (15,8 per cento dei casi), per investimento di mezzo semovente (8,8 per cento) e per contatto con organi lavoratori in movimento (7 per cento). La morte seguita ad un’esplosione riguarda il 3,5 per cento delle croci bianche e l’incendio come il contatto con mezzi in movimento il 2,6 per cento delle vittime.
Tra le 114 persone che hanno perso la vita al lavoro nei primi tre mesi dell’anno, le donne sono 4 mentre gli stranieri sono 11 ovvero il 9,6 per cento del totale. Rumene ed albanesi le comunità straniere maggiormente coinvolte dal dramma.
La fascia d’età più a rischio è quella che va dai 40 ai 49 anni con 29 vittime (25,7 per cento del totale), seguita da quella compresa tra i 30 e i 39 (23 vittime) e tra i 50 e i 59 anni e tra i 60 e i 69 (18 morti). Significativo anche il dato che riguarda gli ultrasettantenni (15 decessi).
Nell’elaborazione dei giorni della settimana in cui si perde la vita è il martedì a ‘diventare il giorno più nero con il 21,9 per cento degli eventi mortali, seguito dal mercoledì (19,3 per cento). Purtroppo l’epigrafe del lavoro non conosce pausa neppure nel fine settimana perché tra venerdì, sabato e domenica viene accertato il quasi il 30 per cento delle tragedie. (Fonte CertineWs)

Share Button