Nucleare, parla esperto Cnr: “Andare via per tutelare la salute”

Ma, parlando con l’ADNKRONOS, il direttore dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa, Eugenio Picano, non ha dubbi: «Certamente la prima protezione per la popolazione coinvolta nell’allarme nucleare è andare via, non esporsi per troppo tempo al materiale radioattivo». «Tutto può infatti influire sulla salute, oltre l’esposizione diretta alle radiazioni, anche cosa si mangia, cosa si beve, l’aria che si respira» afferma Picano sottolineando che «probabilmente potrebbero dover essere ridefiniti nel tempo anche tutti i parametri della catena alimentare. Ad esempio evitando i vegetali a foglia larga esposti all’atmosfera, il latte che assorbe lo iodio dell’aria e le carni specialmente di animali vegetariani, e anche il pesce può dare problemi». Ma prima di arrivare a questo, c’è da affrontare l’immediato. Sulle lunghe code per i controlli medici dei cittadini evacuati dall’area del reattore di Fukushima aleggiano sempre le stesse domande: Siamo stati contaminati? Che cosa rischiamo? Che cosa dobbiamo fare? E se le risposte di Picano sono prudenti, comunque crude sono le realtà dettate dai parametri internazionalmente accertati dopo i precedenti, grandi incidenti nucleari. «Sono domande cui è difficile dare risposte certe nell’immediato -dice l’esperto del Cnr- perchè, per esempio, alcune persone potrebbero non risultare adesso contaminate, visto che alcuni materiali radioattivi decadono immediatamente, ma avere comunque assorbito radiazioni con effetti che possono manifestarsi nel tempo». Ed il rischio qual’è? «Principalmente si chiama cancro» dice. E inizia la dura valutazione.

Nucleare, parla esperto Cnr: “Andare via per tutelare la salute”

«Un’esposizione di 2-3 millisivert -spiega Picano- è quella cui si è esposti in un anno da fonti naturali ed è pari a 100-150 radiografie al torace in un anno, che già non sono innocue. In Giappone sembra che ora si parli di otto volte di più, di circa 16-20 millisivert, è come farsi 1.000 radiografie in un anno». «Ma -prosegue- bisogna tenere anche conto del ritmo e della durata dell’esposizione alla radioattività e del tipo di materiali liberati». «Se la situazione si delinea concretamente come sta apparendo ora, la gente va allontanata dall’area in questione per lungo tempo» dice ancora l’esperto del Cnr. «Le pillole a base di ioduro di potassio che si distribuiscono in questi casi -spiega ancora l’esperto del Cnr- prevengono il danno alla tiroide che è molto radiosensibile. Con queste pillole si cerca di scongiurare un’alterazione alla tiroide ed un tumore alla tiroide. Servono cioè a saturare la tiroide in modo che non assorba lo iodio radioattivo nell’atmosfera, e mi sembra che questa profilassi stiano facendo in Giappone ». Ma non c’è solo questa ricaduta. «Sono possibili -dice Picano- danni vascolari e si stanno ancora studiando effetti sulla prole». «Il danno delle radiazioni sulla salute -continua ancora- dipende dalla dose di radiazioni assorbita, la dose può decadere rapidamente a seconda del materiale e della vicinanza al ‘ground zerò di emissione». «L’effetto biologico -sottolinea- è il cancro che può manifestarsi anche nel tempo. Mesi, anni dopo. Una persona a rischio va controllata quindi nel lungo tempo».

E se «dal suolo ci si può allontanare e l’acqua va bevuta solo se sicura, così anche per potersi lavare, il problema più complesso da fronteggiare è l’aria che si respira» dice ancora Picano. Già, l’aria. L’aria di tutto il Giappone, l’aria dei Paesi vicini, l’aria fin qui in Europa. Ci sono rischi anche a vasto raggio? «La risposta »soffia nel vento«, mi verrebbe da dire. Perchè -spiega l’esperto del Cnr- certamente le condizioni meteo, e penso anche alla pioggia, giocheranno un ruolo cruciale». «Più arriva da lontano, più la nube tossica di distribuisce e perde di intensità» dice ancora. «Ma, ribadisco, -prosegue- non abbiamo dati certi sulla portata dell’evento giapponese, quindi bisognerà aspettare per fare valutazioni attendibili sulle ricadute». «Certo, il sospetto è che non è nota la dimensione di quanto è accaduto e sta accadendo» aggiunge ancora Picano che rivolge il suo pensiero «ai tecnici che stanno lavorando nelle centrali». «Sono davvero degli eroi. Le persone che stanno lavorando negli impianti -afferma ancora Picano- sono ad altissimo rischio, hanno parlato di mille volte il livello di radiazioni ed è la statistica a dare peso alla condanna». «È come fare -spiega ancora- 150mila radiografie in un anno quando con solo 5mila radiografie si ha già una possibilità su 100 di prendere il cancro. Sono eroi davvero, prendono radiazioni per salvare popolazioni civili. Sono dei ‘kamikaze civilì, completamente disarmati». «Una cosa è certa -conclude Picano- tutta quell’area diventerà un enorme laboratorio a cielo aperto. Per anni abbiamo studiato gli effetti di Chernobyl. Ancora dopo 50 anni scoprono effetti dei disastri di Hiroshima e Nagasaki». (Certinews.it)

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