È quanto si legge nell’articolo di Massimiliano Mingoia nelle pagine locali del «Il Giorno». «A sollevare il rischio di inquinamento genetico ed ecosistemico collegato alla realizzazione dell’Expo è l’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Un grido d’allarme descritto nel parere dell’Arpa all’accordo di programma 2008 che riguarda la variante urbanistica per l’area ai confini tra Milano e Rho dove sarà realizzato l’Expo. La relazione dell’Arpa — firmata dal direttore del dipartimento provinciale Giuseppe Sgorbati e dal direttore del settore territorio e sviluppo sostenibile Fabio Carella — è un vero e proprio campanello d’allarme ecologico: ‘L’introduzione di una elevata varietà di specie vegetali esotiche per la realizzazione dei cinque agroecosistemi comporta il rischio di diffusione incontrollata di specie aliene, con conseguente inquinamento genetico e alterazione degli equilibri ecosistemici della flora e delle cenosi non solo dell’area di Expo ma anche a scala provinciale, se non regionale. I cinque agroecosistemi di cui si parla nella relazione dell’Arpa costituiscono l’Orto botanico planetario, uno dei fiori all’occhiello del progetto Expo 2015. Cinque maxi-serre capaci di riprodurre altrettanti microclimi: foresta tropicale, paesaggio mediterraneo, tundra, brughiera e deserto. In ogni serra saranno piantate le specie vegetali tipiche di quei climi. Insomma, la visita all’area Expo sarà come un viaggio botanico planetario. Una grande opportunità, ma anche un grande pericolo. Almeno secondo l’Arpa: ‘Spesso specie vegetali o animali che nel loro ambiente hanno raggiunto uno stabile equilibrio ecologico, inserite all’interno di nuovi ecosistemi possono trasformarsi in specie infestanti capaci di modificare pesantemente gli equilibri naturali preesistentì. L’Arpa suggerisce al Comune di ‘evitare la dispersione indesiderata di specie alloctone infestantì e di ‘consultare preventivamente il Servizio fitosanitario regionale al fine di valutare correttamente i possibili rischi e le relative soluzionì. Anche perché ‘le piante possono costituire un veicolo di diffusione di specie di insetti esotici dannose per la flora autoctona (si veda ad esempio l’Anoplophora chinensis)’. Sì, proprio il terribile insetto originario dell’Estremo oriente che ha già provocato un disastro ambientale in Lombardia, attaccando 50 specie arboree tipiche del Nord Italia. (fonte CertineWs)