Prima delle norme (di moratoria), che hanno poi rinviato il ‘timing’ del ritorno al nuleare (scelta dei siti, aziende, Agenzia per la sicurezza), il quesito abrogativo si concentrava sull’abrogazione di parti del decreto legislativo 31 (quello su cui la Consulta richiese modifiche rispetto alla partecipazione delle regioni interessat) che indicavano il percorso da seguire per la costruzione di centrali atomiche sul territorio italiano. La legge che ha dato origine al processo di ritorno all’atomo (la 99 del 2009) porta la firma del ministro dello Sviluppo economico dimissionario Claudio Scajola. In quella legge è prevista la delega al governo per la predisposizione della tabella di marcia per intraprendere la strada dell’atomo. Adesso, sulla base di quanto deciso dalla Corte di Cassazione, la nuova formulazione del quesito abrogativo parla delle norme contenute nel decreto Omnibus, con cui invece si prevedeva una ‘moratorià di un anno richiamandosi in ogni caso alle precedenti disposizioni. Restano invece in piedi ed escluse dal referendum, le norme per l’Agenzia per la sicurezza nucleare e quelle per la localizzazione del parco tecnologico che prevede al suo interno, oltre a un centro di ricerca, il deposito di superficie delle scorie radioattive. La scheda per questo referendum è di colore grigio. Il quesito per come è stato riformulato dalla Corte di Cassazione recita così: «Volete che siano abrogati 1 e 8 dell’articolo 5 del dl 31/03/2011 n.34 convertito con modificazioni dalla legge 26/05/2011 n. 75?». Il titolo è il seguente: «Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare». Chi vota sì, cancellando le leggi in materia (argomento di referendum), impedisce che possano essere costruite nuove centrali nucleari in Italia. Chi vota no, decide di mantenere l’attuale legge. (fonte CertineWs).