legge nella pagina di presentazione dei prodotti della Lactitalia. Gli scaffali dei supermercati di tutto il mondo sono pieni di prodotti tipici della cucina mediterranea, ma che hanno ben poco a che fare con l’Italia. Famoso è il caso del parmesan, il falso parmigiano contro cui i produttori italiani hanno ingaggiato (e vinto) una battaglia alla corte di giustizia europea. L’aspetto rilevante è che tra gli azionisti di Lactitalia, oltre alla srl romena Roinvest, c’è la Simest Spa, una società partecipata in maggioranza (il 76%) dal ministero dello Sviluppo economico allo scopo di «promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane e assistere gli imprenditori nelle loro attività all’estero». Il caso della Lactitalia è stato sollevato dalla Coldiretti in occasione della protesta dei pastori italiani, giunti a Roma da tutte le regioni italiani per manifestare di fronte al ministero delle Politiche agricole. Il settore è in grave crisi e la diffusione di prodotti di imitazione concorrenti di basso costo e qualità spacciati come italiani non aiuta. La loro importazione, denuncia l’associazione, è addirittura quintuplicata (+403 per cento) rispetto allo scorso anno. Dalla Romania, Mario Bassi, direttore esecutivo di Lactitalia, respinge le accuse di falso “Made in Italy” e concorrenza sleale, accusando a sua volta le tante aziende casearie italiane, anche Coldiretti, che fanno i formaggi con il latte importato dall’estero per poi scrivere che l’hanno fatto in Italia. Bassi rivendica la trasparenza della sua azienda. “Facciamo formaggi italiani in Romania con latte romeno e non lo nascondiamo, lo scriviamo sull’etichetta. Abbiamo ottenuto tutte le autorizzazioni dall’Unione europea, non vedo quale sia lo scandalo. Siamo una piccola azienda che vende soprattutto in Romania. Il nostro export in Italia è risibile. Non siamo certo noi che minacciamo i piccoli produttori italiani”. È chiaro che non c’è nulla di illegale in tutto ciò, a ribadito Sergio Marini, presidente della Coldiretti, ma certo è un’operazione molto furba usare, per l’azienda, un nome che richiama direttamente al nostro paese “Lactitalia”. Il ministero dello Sviluppo economico, azionista di maggioranza della Simest, non commenta ufficialmente la denuncia dell’associazione. Chi invece vuole fare chiarezza è il titolare delle Politiche agricole Giancarlo Galan che si è impegnato ad indagare istituendo un’apposita Commissione di inchiesta sul caso e per verificare se ce ne siano altri ananaloghi. (Fonte CertineWs)