Per non bloccare poi il ‘flussò degli incentivi pubblici – si legge ancora sull’agenzia di stampa – secondo l’accusa, Angelo Dario Scotti, patron del gruppo alimentare,avrebbe avallato il pagamento di tangenti ad alcuni funzionari del Gestore dei Servizi Energetici di Roma. In carcere, infatti, su ordine del gip di Milano Stefania Donadeo, è finito Franco Centili, all’epoca funzionario del G.S.E., gestore pubblico che acquistava l’energia prodotta dall’inceneritore situato a Pavia e di proprietà della Riso Scotti Energia, di cui Angelo Dario Scotti è vicepresidente. Gli arresti domiciliari sono stati disposti anche per Andrea Raffaelli, altro funzionario del G.S.E., per Elio Nicola Ostellino, consulente energetico, e per Nicola Farina, commercialista del Gruppo Scotti. Tutti accusati, a vario titolo, di traffico illecito di rifiuti, truffa, frode in pubbliche forniture e corruzione. L’inceneritore era stato sequestrato lo scorso novembre, nell’ambito delle indagini condotte dal Corpo Forestale. L’impianto, infatti, sulla carta doveva produrre energia pulita dagli scarti del riso e da fonti rinnovabili, ma in realtà dentro, stando alle indagini, venivano buttati anche legno, plastiche, imballaggi e fanghi di depurazione. In più, dalle indagini era emerso anche un problema per la sicurezza alimentare, perchè la Riso Scotti Energia avrebbe mischiato la lolla, cioè la parte del riso che racchiude i chicchi, agli altri rifiuti e alle scorie di combustione, in parte bruciandola ma in parte anche rivendendola poi ad alcuni allevamenti zootecnici in Lombardia, Veneto e Piemonte, dove sarebbe stata usata come lettiera per gli animali. Gli investigatori, inoltre, mettono in rilievo come l’inceneritore avesse anche ottenuto il permesso, «con provvedimenti autorizzativi della Provincia e della Regione di dubbia legittimità», di bruciare anche «variegate tipologie di rifiuti», oltre alla lolla di riso. A novembre, tra gli altri, era stato arrestato Giorgio Radice, presidente di Riso Scotti Energia ed è stato proprio lui, con le sue dichiarazioni ai magistrati nei mesi successivi, a tirare in ballo Angelo Dario Scotti. Radice, infatti, ha raccontato agli inquirenti di aver pagato complessivamente una mazzetta da 115 mila euro (100 mila a Franco Centili e 15 mila a Andrea Raffaelli) per fare in modo che la G.S.E. di Roma non pretendesse la restituzione di 7 milioni di euro nell’ambito di un contenzioso aperto tra le due società, dopo una verifica all’impianto del maggio 2009 che aveva accertato irregolarità nello smaltimento. Tangenti, ha messo a verbale Radice, pagate con il pieno avallo e sostegno del patron Scotti, entrato ufficialmente nell’attività di famiglia nel ’79 e dall’83 ad della Riso Scotti spa, di cui è anche presidente. Una conferma del quadro accusatorio è arrivata con le intercettazioni. «Tutto il G.S.E. lubrificato», diceva al telefono il consulente energetico Ostellino, riferendosi, secondo gli investigatori, alle mazzette usate per ‘oliarè il gestore pubblico. Anche Giorgio Francescone, direttore tecnico di Riso Scotti Energia (la società è indagata), avrebbe confermato il pagamento di tangenti a Centili, ‘copertè con il pagamento di una fattura a favore di una società americana, individuata dal commercialista Farina. Tra il 2005 e il 2010, secondo l’accusa, la Riso Scotti Energia avrebbe incassato 28 milioni di euro di indebiti profitti. Gli investigatori ne hanno sequestrati 17 milioni. A quanto si apprende dal sito ufficiale Riso Scotti Spa risulta certificato ISO 9001 e ISO 14001 con Bureau Veritas. (fonte CertineWs)