Ridurre le pratiche sleali di marketing con diffusione di informazioni, quantomeno fuorvianti, in materia di sostenibilità ambientale. E’ questo l’obiettivo della Direttiva (UE) 2024/725 pubblicata il 5 marzo 2024 in Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (NO #greenwashing & NO #certificationwashing) che modifica anche la Direttiva (UE) 2011/83 sui diritti dei consumatori e la Direttiva (UE) 2005/29 sulle pratiche commerciali sleali. Vengono quindi vietate strategie di marketing incentrate su messaggi e certificazioni ambientali poco chiare così come l’obsolescenza programmata dei prodotti.
Non sarà più possibile tra l’altro:
- esibire qualsiasi marchio di sostenibilità che non sia basato su un sistema di certificazione o non è definito da autorità pubbliche nazionali
- utilizzare asserzioni ambientali generiche (o generalizzarle a tutte le attività quando invece riguardano un prodotto o servizio specifico), quindi senza essere in grado di dimostrarle con misure e verifiche;
- asserire la neutralità in materia di emissioni di CO2 (gas ad effetto serra) se effettuata attraverso una mera compensazione delle emissioni di CO2;
- evidenziare il rispetto di requisiti di legge come se fosse un tratto distintivo di un prodotto o servizio.
Come sarà anche vietato indicare durata infondata, invitare ad una sostituzione periodica così come dare false informazioni sulla riparabilità di un prodotto.
Al bando anche indicazioni ambientali generiche come “sostenibile”, “rispettoso dell’ambiente”, “green”, “rispettoso degli animali”, “eco-friendly”, “bio”, “biodegradabile”, “a impatto climatico zero”, “eco” ecc. ecc. se non supportate da certificazioni, verifiche e misure.
L’uso dei marchi di sostenibilità saranno consentiti soltanto se basati su sistemi di certificazione approvati e riconosciuti o creati da autorità nazionali.
Gli Stati membri avranno tempo sino al 27 marzo 2026 per recepirla nel diritto nazionale. (redazione, © CertineWs 2024).