Parte dall’Europarlamento la campagna internazionale contro l’impunità di chi commette gravi reati ambientali. Gli obiettivi dell’appello sono fissati nella «Carta di Bruxelles»: il primo è l’istituzione del Tribunale penale europeo dell’ambiente e della salute, rafforzando le sanzioni e riconoscendo il crimine di «ecocidio». Lo scopo finale è quello di estendere le competenze della Corte Penale Internazionale dell’Aja alle «catastrofi ambientali intenzionali» quali crimini contro l’umanità, per perseguire poi i responsabili. A firmare la Carta di Bruxelles l’associazione di ex ministri dell’Ambiente (AME-DIE), fra cui l’ex ministro italiano, Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde, insieme a varie associazioni, come la Fondazione SEJF (Supranational Environmental Justice Foundation), End Ecocide in Europe, International Criminal Court of consciousness against Nature e Fondazione Basso. A dare il suo sostegno all’iniziativa anche il vicepresidente della Corte penale internazionale, Cuno Jakob Tarfusser, che ha posto l’accento sulle questioni «pratiche», a partire dalla definizione in termini legali di cosa sia un reato ambientale contro l’umanità, dei mezzi per perseguirli, delle pene previste e della loro applicazione concreta. Per questo Antonino Abrami, presidente di SEJF, punta a «redigere un vero e proprio Atlante dell’ecocidio su scala planetaria», creando anche gli strumenti «capaci di intervenire laddove gli Stati nazionali sono conniventi con le ragioni degli inquinatori, perchè troppo deboli o ricattabili».
CertineWs/MGD