è stato infatti varato un provvedimento secondo il quale i Comuni che vedranno l’emergere di situazioni del genere avranno limiti di tempo stringenti, entro i quali dovranno obbligatoriamente mettere a norma gli impianti presenti sul proprio territorio. In effetti, fino ad oggi, molti Comuni italiani hanno beneficiato di deroghe che hanno permesso di aggirare la legge 31 del 2001, di recepimento di una direttiva europea che stabilisce i limiti di quantità nocive che ossono essere presenti nell’acqua; queste deroghe sono state attivate su richiesta al Ministero della Salute, e ben 13 Regioni italiane su 20 hanno fatto richieste in tal senso. L’Italia è il Paese europeo che ha fatto più richieste di deroga. Certo, in parte è dovuto alla particolare conformazione del nostro territorio, formato in larga parte da terra di origine vulcanica; ma l’azione antropica ha comunque avuto la sua parte, soprattutto se pensiamo ai prodotti usati in agricoltura. Ci sono regioi italiane in deroga permanente da anni. Dopo la decisione dell’UE ci sono 128 Comuni fuori norma, tra Lazio, Lombardia, Trentino Alto Adige e Toscana. La provincia più infestata in assoluto risulta essere Viterbo, con ben 91 comuni con falde acquifere inquinate. Della vicenda si era già interessata l’Associazione dei Consumatori con un ricorso al Tar del Lazio ed un esposto alla Commissione Ue, a tutela della salute dei cittadini dei comuni italiani interessati. (Fonte CertineWs)